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Emiliano: “Dopo il voto inizia una fase nuova”

«Dobbiamo resistere, resistere, resistere».
 

Non è tardi, presidente Michele Emiliano?

 
«Noi dobbiamo combattere il renzismo e frenare la disgregazione del Pd chiama alle armi quel che resta delle minoranze il governatore della Puglia Quando io sfidai il segretario al congresso dalla mia sedia a rotelle, dov’erano tutti questi leader che adesso borbottano per le liste?».
 

Per Enrico Letta il Pd corre verso l’abisso, concorda?

 
«C’è una prognosi di sconfitta ed è comprensibile che molti stiano cercando di piazzarsi per il 5 marzo. Renzi ha fatto di tutto per consentire ai suoi avversari interni di criticarlo. Si aspetta di perdere e si è chiuso a riccio, ha blindato una pattuglia di fedelissimi, deputati e soprattutto senatori, per poter negoziare un suo ruolo al governo».
 

Ce la farà?

 
«Non lo so, ma è chiaro che questi ragionamenti li fanno anche gli elettori e quindi la sconfitta si avvicina. Noi abbiamo un compito durissimo, portare al voto tutti quelli che non voterebbero mai per i dem a causa di Renzi. Dobbiamo convincerli che ci sono altre visioni della sinistra e che il Pd è un partito plurale».
 

Plurale? Le truppe di Orlando, Martina, Franceschini e anche le sue sono ridotte al minimo. «Io invito con forza a sostenere il Pd, perché i15 marzo si apre una nuova fase della storia e si può riprendere il progetto originario che Veltroni aveva intuito. Dobbiamo evitare che questo grande soggetto che raccoglie esperienze importanti e diverse si degradi e salti per aria. Se tutti lo abbandonano, chi ricostruirà il centrosinistra?».
 

Se gli elettori votano Renzi, lui si rafforza, non crede?

 
«No, la deriva di Renzi è perdente, con lui si rischia un processo di disgregazione inarrestabile. Dobbiamo convincerlo a lasciare, perché il suo modo di fare il segretario non porta risultati».
 

Lo sa che non avete i numeri per ribaltare Renzi?

 
«Quello che so con certezza è che, se si abbandona il Pd perché c’è Renzi, lui diventerà più forte e controllerà il partito. Distruggere il Pd aiuta la definitiva creazione di un partito personale».
 

Qual è il progetto dell’ex premier

 
«Sopravvivere, traversare il deserto con un gruppo di amici fedeli, cercando di contare qualcosa nel prossimo Parlamento. Renzi spera che, se riuscirà a negoziare dei ruoli, potrà condizionare il governo del Paese. È una visione riduttiva, che rischia di allontanare gli elettori».
 

Anche lei, come Orlando, pensa alla scissione?

 
«No, fuori dal Pd c’è un deserto culturale, organizzativo e strutturale, che sta rendendo opaca la figura di Grasso. Gli avevo detto “fai attenzione Pietro, perché anche io ho patito la strumentalizzazione del magistrato in politica”. Per D’Alema e Bersani io ero il giovane sindaco di Bari che doveva essere la nuova immagine del Pd, invece elaborarono la teoria di Emiliano grillino, un male necessario. Liberi e uguali è un Pd in miniatura, ma la sostanza è la stessa».
 

Lei attacca, ma resta. Punta alla sconfitta di Renzi?

 
«Abbandonare ora il Pd vuol dire consegnare il Paese alla destra o al populismo, proprio mentre il M5S sta facendo passi da gigante. Sono energia positiva, vincere troppo presto potrebbe essere esiziale per il movimento. Ma ripeto, la soluzione per tutti coloro che non vogliano votare Renzi non è distruggere il Pd scegliendo per dispetto destra o M5S, è sostenere quei pezzi di Pd che il 5 di marzo avranno il compito di ricostruirlo».
 

Punta su Gentiloni?

 
«Gentiloni sarebbe stata l’immagine perfetta del nuovo Pd, ma lo vedo profondamente isolato e attaccato dal renzismo. Mi piacerebbe lavorare per il futuro del Pd con lui, con Minniti e con Martina. Realacci? Personalità importantissima dell’ambientalismo costruttivo. Come si fa a non ricandidarlo per ripescare De Vincenti, in maniera rocambolesca e non nobile?».
 

Anche la sua mozione ha perso pezzi. «Reni non ha fatto prigionieri e non ha voluto il mio aiuto in altre regioni. Ha eliminato l’eroe dell’antimafia in agricoltura Giuseppe Antoci, Simone Valiante, unico politico in tutta la Campania non legato a De Luca, il leader no triv Piero Lacorazza…».
 

Come ha fatto a salvare il posto a Francesco Boccia?

«Ho dovuto difenderlo in tutti i modi, ringrazio Renzi per averlo messo in lista».

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