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Orfini: “Chi sta fuori dal perimetro del centrosinistra aiuta la destra a vincere”

Matteo Orfini, è sceso in campo Prodi, ma non vota per il Pd che ha fondato. Stavolta vota la lista ‘Insieme’.

 
«Prodi è sceso in campo per il centrosinistra, è quello che conta. È un’ottima notizia e lo ringrazio. La battaglia elettorale la stiamo facendo insieme. E il successo del centrosinistra dipende da come andrà il Pd. Abbiamo voluto costruire un’alleanza con altri e meglio vanno anche gli altri e meglio andremo noi».
 

Il Professore dice di avere messo la sua tenda fuori dal Pd. Non la amareggia?

 
«Ma no, l’importante in questa fase è che tutti diano un contributo per arginare la destra di Salvini e i 5Stelle di Di Maio. Non sottilizzerei sulle articolazioni del centrosinistra: l’importante è combattere dalla stessa parte».
 

Non crede ci sia una messa in mora di Renzi?

 
«La scelta del candidato premier del Pd non la fa Orfini, non la fa Renzi e neppure Gentiloni. L’hanno fatta gli elettori del centrosinistra con le primarie. Oggi la legge elettorale non prevede l’indicazione del candidato premier e cosa accadrà si vedrà dopo il voto. Noi del Pd andiamo in campagna elettorale guidati da Renzi, perché il partito che hanno fondato Prodi e Veltroni affida agli elettori delle primarie la scelta del nostro leader. L’importante comunque è che sia un esponente del Pd a guidare il nuovo governo, per questo c’è bisogno che i Dem vincano».
 

Nel Pd c’è ormai un dualismo tra Gentiloni e Renzi?

 
«Non lo vedo. Siamo fianco a fianco, Renzi, Gentiloni, tutti noi per vincere. Avere più personalità autorevoli è un elemento di forza. Siamo una squadra. Gli altri hanno la Taverna e quelli che falsificavano i bonifici, noi abbiamo una classe dirigente».
 

I sondaggi danno in Pd in caduta libera.

 
«E quindi andrà bene alle elezioni: quando prevedono che vinciamo, perdiamo; quando dicono che perdiamo allora vinciamo. Il clima che si percepisce stando tra la gente, e non nei call center degli istituti di sondaggio, è di grande preoccupazione per la vittoria di chi ha già portato il paese sull’orlo del fallimento, ovvero la destra».
 

I “padri nobili” del centrosinistra si stanno impegnando. Meglio tardi che mai?

 
«Non ho mai sentito distanti Veltroni o Fassino. È normale che quando si hanno ruoli più defilati, si sia meno presenti nel corpo a corpo. Ma non ho mai avuto dubbi che nel momento del bisogno tutta la comunità democratica si sarebbe riunita attorno a questa sfida».
 

Questo è quindi un momento di bisogno?

 
«Quando c’è la campagna elettorale e il rischio è che vinca la destra, si scende tutti in battaglia. Chi sta fuori dal perimetro del centrosinistra aiuta la destra a vincere».
 

Sta dicendo che D’Alema e Bersani con Leu hanno sbagliato?

 
«Hanno sbagliato e fatto una scelta fuori dalla loro cultura politica. D’Alema mi diceva: “Extra ecclesiam nulla salus”. Fuori dal grande partito riformista non c’è possibilità di sostenere valori e ragioni della sinistra. Mi pare abbia dimenticato i suoi stessi insegnamenti».
 

Ma Renzi potrebbe fare un passo indietro a favore di Gentiloni?

 
«Intanto pensiamo a vincere. Questa discussione oggi non ha senso. Chi ha paura della larghe intese o di una vittoria della destra ha un solo modo per evitarlo: votare il Pd».

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