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Renzi: “Facciamo prevalere le ragioni della speranza contro le ragioni del rancore”

di Giovanni Belfiori

 

 

C’è da vincere contro le incompetenze di chi, se non torna un bilancio, con la penna mette 5 milioni in più, e di chi deve risolvere il problema di rifiuti ma quando scopre che chi lo può aiutare è del Pd, ferma tutto. Da qui al 4 marzo c’è da vincere contro i Cinque Stelle: l’incompetenza elevata a elemento di orgoglio“. Firmato: Matteo Renzi. Sbaglierebbe, però, chi si fermasse alle schermaglie con gli avversari politici. Anzi, il segretario Pd esordisce all’incontro ‘Milano, Lombardia, Italia. Obiettivo Governo‘, ospitato al teatro Franco Parenti di Milano, dicendo che è lì per “costruire proposte”, non per le polemiche.

Con lui ci sono il ministro Carlo Calenda, il sindaco di Milano Beppe Sala e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, e candidato del centro-sinistra alla presidenza della Regione Lombardia.

Renzi racconta tre piccole storie sui relatori con lui sul palco, tutti e tre conosciuti per caso. Tre episodi, tre frammenti di vita personale, e lo fa come sempre con intelligenza e con ironia gentile.

Calenda? Pensavo un fighetto di Confindustria. Poi andiamo insieme in Mozambico affari di governo, e un giorno i due partiti di quel paese africano che si erano combattuti a lungo in una sanguinosa guerra civile, lo chiamano come garante di un accordo. Carlo sale su una moto e parte per andare in mezzo alla giungla a firmare quell’accordo. Altro che fighetto!

Di Sala racconta quella volta che si recò con lui a fare un sopralluogo nell’area dell’Expo, mentre tutti, a Roma come a Milano, cercavano di convincerli ad abbandonare il progetto. Era poco prima di ferragosto e pioveva a dirotto: non era certo bene augurante, ma andarono avanti lo stesso, più determinati di prima. E il risultato fu uno straordinario successo per l’Italia.

Giorgio Gori lo contattò nel 2010: io, racconta, Renzi, abbinavo il suo nome a Finivest. Scoprii ben presto che era molto più di sinistra di me (“voi direte ”non ci vuole molto”. Ecco vi ho preceduto”, scherza).

Sono tre storie che raccontano lo stile e l’impegno degli uomini e delle donne del Pd: “Il lusso, per chi fa politica, non è l’auto blu o lo stipendio – confida Renzi – ma andare incontro agli altri e stabilire una relazione umana. Viviamo questi 49 giorni di campagna elettorale in una dimensione umana“.

La ‘dimensione umana’: quella che ha permesso ai governi a guida Pd di rovesciare leggi inique o troppo rigide come la Fornero, di istituire il Jobs act che, come ha sottolineato Calenda, “non abolisce l’articolo 18 ma getta le basi per un nuovo welfare, costruito un nuovo sistema di relazioni industriali“, di abolire le dimissioni in bianco, di puntare sulla cultura come pane quotidiano per l’Italia, di semplificare migliaia di atti burocratici, di assumere decine di migliaia di insegnanti.

Ed è in nome di questa dimensione umana che Renzi vuolerovesciare l’assioma che, non solo in Italia ma in tutta Europa e non solo, sta segnando ogni consultazione elettorale: la paura del futuro. Su questa paura ha costruito il suo consenso il M5Stelle: tutto è nero, tutto è male, tutto è un grande complotto.

Renzi rovescia il punto di vista: “Dobbiamo affrontare il futuro – dice – e sappiamo che il futuro è una incertezza.Ècome se fossimo in un mare aperto senza alcun punto di riferimento, mapenso che sia un tempo bellissimo perché possiamo disegnare un nuovo orizzonte“.

Anche il ministro Calenda mette in guardia dai facili e pericolosi populismi: “Questa battaglia è fondamentale, il nostro compito non è dire: non bisogna avere paura, il nostro compito è comprendere la paura e trovare soluzioni ad essa. Noi siamo grandi costruttori per un’Italia più forte e giusta in un momento difficilissimo, perché l’Occidente non è mai stato fratturato come oggi“.

Qui sta la differenza: tra chi paventa il naufragio e chi invita a guardare al prossimo approdo. Con questo spirito tenace, il segretario Pd affronta il tema dei sondaggi elettorali: “Guardo i sondaggi e vedo che i commentatori hanno già votato, i talk show anche, ma i cittadini ancora no. Dipenderà dalla forza di ciascuno di noi far prevalere le ragioni della speranza contro le ragioni del rancore. Nel 2013 nei sondaggi il Pd aveva 11 punti in più e poi li ha persi tutti, finendo in parità. Questa volta potremmo fare l’inverso. Scrolliamoci addosso la rassegnazione e scendiamo in campo con il coltello tra i denti. Vorrei che il Pd fosse capace di smuovere casa per casa ciascuno dei cittadini, parlando con tutti e non solo a una fetta della popolazione“.

La stessa tenacia, lo stesso ottimismo di Giorgio Gori:”Abbiamo la possibilità dopo 23 anni di voltare pagina. È una battaglia che richiederà un grande impegno, sappiamo che non siamo soli. Credo che sarà una partita molto combattuta che vinceremo anche se di poco, e questo dà a tutti voi una grande responsabilità“.

Una responsabilità che ribadisce il sindaco di Milano Beppe Sala, definitosi ‘fiero erede della tradizione di sinistra lombarda e milanese’: “Nel nostro Paese – afferma- soffia un vento populista che sembra debba mettere la sinistra riformista in un angolo, quasi si possa fare a meno di noi, ma non è così e non possiamo arrenderci a questa idea. Dobbiamo fuori di qua andare a raccogliere un voto alla volta. Siamo la sinistra e questo è il nostro orgoglio“.

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