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Renzi: “L’Italia rischia grosso temo un patto M5S-Lega. Solo il PD può impedirlo”

«È chiaro a tutti quello che rischiamo? Cosa rischia l’Italia?».
 

Cosa rischia, Matteo Renzi?

 
«Di avere una maggioranza con Grillo, Salvini e Meloni. Un patto tra la Lega e il Movimento cinque stelle. Lo dico realisticamente. Senza il Pd primo partito, il Paese rischia un governo estremista».
 
Mancano poche ore alla fine della campagna elettorale. Il segretario del Pd non si ferma un attimo, da settimane. E spera, fino all’ultimo.
 

Cosa succede lunedì?

 
«Spero e penso che lunedì saremo il primo gruppo parlamentare. In alternativa, dipende dal voto degli altri. Se Di Maio non avrà il 51%, dovrà parlare di governo con le camicie verdi. Ma qui si gioca sulla pelle di un Paese. È tutto il Movimento ad essere a un bivio: o avrà i numeri con Salvini per governare, ammesso che il leader della Lega voglia farlo, oppure si spaccherà, viste le divisioni interne».
 

Scenario forte. Come pensa di evitarlo?

 
«Dipende tutto dal Pd, dal nostro risultato. Il voto al Pd è la garanzia del futuro dell’Italia».
 

Non sembrava preoccupato dallo scenario dei populisti al governo, fino a qualche giorno fa. Ora appare allarmato.

 
«Non è un allarme ma una constatazione. O vinciamo noi o vincono loro. E io intanto li chiamo estremisti, non populisti. Sarebbe un disastro per il Paese, per questo il Pd deve essere il primo partito».
 

I grillini, in particolare, sembrano volare. E la mossa di presentare questa presunta squadra di ministri sembra giovare al Movimento.

 
«Non credo al loro volo, ma stanno giocando solo una partita di immagine. Facciamo un passo indietro. Il Movimento nei giorni scorsi ha combinato una serie di pasticci con le candidature. Per intenderci, chi voterà cinquestelle a Palermo o Rimini o nel Lazio o a Pesaro, voterà un impresentabile. L’hanno detto loro stessi, hanno candidato piccoli truffatori o scrocconi: niente di grave, ma un pasticcio. Quindi è stato davvero un bel colpo mediatico trasformare in nomination da Grande Fratello la scelta dei ministri. Complimenti all’intuizione del loro capo della comunicazione Casalino. Ma io non voglio fare ironia, voglio analizzare questi nomi».
 

C’è polemica sul loro “ministro” dell’Istruzione, un tempo praticamente un renziano.

 
«Hanno scelto quello della “Buona scuola”! Si chiama Salvatore Giuliano: è un nostro amico, un consulente della Giannini e della Fedeli, un preside anche bravo che ci ha aiutato a scrivere la riforma della scuola. Lo ricordo darmi il sostegno pubblico: “Presidente sono con lei, vada avanti”. E poi, hanno messo la criminologa al ministero dell’Interno: una criminologa che nessuno conosce, capito? Noi abbiamo Minniti, tanto per fare un paragone. E ancora, io scelsi Gentiloni agli Esteri, e loro? Una ricercatrice sconosciuta. Adesso comunque dobbiamo evitare lo scenario allarmante di cui parlavamo. Guardiamo ai contenuti».
 

Si è discusso poco di contenuti, a dire il vero.

 
«Direi che grillini e centrodestra hanno fatto peggio: hanno preso in giro gli elettori. I cinquestelle con il reddito di cittadinanza. Il centrodestra con l’abolizione della Fornero: numericamente questa proposta non sta né in cielo né in terra. Oppure con la flat tax, che si scioglierà come la neve di questi giorni. Berlusconi ha detto pure che abolirà la tassa sulla prima casa, ma l’abbiamo già fatto noi!».
 

Anche il Pd, però, sul piano dei contenuti poteva fare meglio, non le pare?

 
«Tutt’altro. Noi siamo stati molto seri, qualcuno dice persino troppo. Noi partiremo da una misura semplice: 9 miliardi su famiglie, figli, badanti, asili nido, babysitter. In questa legislatura abbiamo riempito di incentivi e risorse quelle aziende che investivano. Ora dobbiamo dare una mano alle famiglie. Nove miliardi significa un assegno a chi ha figli, la carta universale dei servizi per l’infanzia, il piano per gli asili nido, un contributo fiscale per le badanti e per andare in casa di cura a chi ha Parkinson o Alzheimer».
 

Torniamo un attimo alla Lega. Per allearsi con i grillini, deve innanzitutto sorpassare Forza Italia. Possibile?

 
«Lo considero non dico scontato, ma probabile sì. Se Berlusconi non fa una mossa a sorpresa, può succedere. Tra l’altro vedo che il Cavaliere già si muove per prendere, diciamo così, gli impresentabili grillini: quello di Potenza è uno dei suoi…».
 

Lei comunque non si alleerà in ogni caso con loro, giusto?

 
«Giusto. Abbiamo sempre detto che non avremmo fatto un governo con gli estremisti. Lo ribadiamo. Il problema vero riguarda questa spericolata alleanza tra Fi e Lega».
 

Molti considerano queste elezioni già segnate per voi.

 
«Macché. Siamo a un passo dal primo posto. Ci serve lo sprint finale».
 

Qual è una soglia accettabile per il Pd?

 
«Penso che possiamo essere il primo gruppo parlamentare. Niente pronostici, ma penso che in questi ultimi giorni qualche punto possiamo recuperarlo. Finché i sondaggi erano pubblicabili, eravamo in testa nel numero di potenziali elettori indecisi».
 

Come ha vissuto gli endorsement di alcuni vostri “padri nobili”, che sceglieranno la coalizione ma non il Pd?

 
«Per essere primo gruppo parlamentare, bisogna prendere i voti. E allora il fatto che Letta, Prodi e altri abbiano annunciato chi il sostegno al Pd, chi alla coalizione e all’azione di Gentiloni, non mi brucia. Anzi, mi fa piacere. Il problema sono i D’Alema, che rischiano di far vincere la Lega. In Italia e pure in Lombardia, dove Liberi e Uguali non sta con Gori».
 

Quindi è sempre appello al voto utile?

 
«Meglio un voto utile oggi, che un rimpianto inutile domani. Le manifestazioni il giorno dopo non servono, come non sono servite quelle a favore della Clinton il giorno dopo la vittoria di Trump».
 

Però nel Pd avete comunque dato troppo a lungo un’immagine di divisione, non le pare?

 
«Guardi, c’è chi pur di segare me, sega il ramo del Pd, quello su cui è seduto il Paese. Ma adesso non si scherza con il fuoco. Faccio un appello a tutti: è tempo di lavorare senza polemiche, a testa bassa».
 

Lei e Gentiloni remate davvero nella stessa direzione?

 
«Io e Paolo non litigheremo mai. E chi vive queste elezioni come primarie interne non ha capito che rischiamo di svegliarci con una maggioranza di estremisti. Per questo serve un impegno di tutti e di ciascuno per il Pd. Non si scherza più. E noi siamo l’unico partito ad avere un’idea sul futuro».

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