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Boccia: «Il Pd non può trovare sempre il semaforo rosso. Così arriva il game over»

Francesco Boccia ha «girato tutta l’Italia, da Aosta a Palermo», ripetendo «sarò gandhiano, porgerò l’altra guancia». Ma ora che il «miracolo» dell’Autonomia è (quasi) compiuto, il ministro pugliese si interroga sul governo:

«Se il Pd deve essere il partito che incolla i cocci, mentre gli altri stanno sulla pedana a dire solo sì o no, hanno fatto male i conti».

Gli altri sono Di Maio e Renzi, giusto? Chi è stato scorretto sulla Popolare di Bari, loro o Giuseppe Conte?

«Conte fa un lavoro straordinario e cuce ogni giorno, con pazienza e generosità. Quando bisogna fare un intervento a mercati chiusi lo decidono ministro dell’Economia e premier. E ci si fida, punto».

Renzi e Di Maio hanno disertato il Cdm e frenato sul decreto. Non si fidano del premier?

«Conte e Gualtieri sono stati corretti. Invece di fuggire, dobbiamo assumerci la responsabilità di garantire risparmiatori, lavoratori, clienti e fornitori, per la Puglia e per l’interno Mezzogiorno».

E giusto che intervenga lo Stato, trasformando la Bpb in una banca del Sud?

«Sì, quando il mercato fallisce tocca allo Stato e io auspico che entri il Mediocredito centrale, con Invitalia e con manager all’altezza».

La Banca d’Italia è di nuovo nel mirino di Renzi?

«Le autorità indipendenti non vanno screditate senza adeguate informazioni. Il Parlamento ha gli strumenti per verificare il lavoro svolto e non è serio minacciare. Tocca alla magistratura dire chi ha sbagliato e io mi fido».

Il governo, anche sulle banche, è spaccato.

«Senza una posizione seria e comune su cosa debba essere lo Stato regolatore, da Bpb a Iiva, da Alitalia a Whirlpool, non si va lontano. Il Pd ha idee chiare, se gli altri partiti vanno a tentativi quotidiani è un problema serio».

Cosa insegnano le piazze delle Sardine al governo?

«Dicono “non perdete tempo in litigi, meritatevi il rispetto degli italiani antifascisti”. Io e tutto il Pd teniamo a quel rispetto e se non lo otterremo sarà perché siamo stati trascinati su un terreno non nostro. Il Pd responsabile non è disponibile a ogni costo».

E tentato di mollare?

«Molti ministri lavorano per ricostruire un legame di fiducia con le viscere del Paese. Se però si vive in un conflitto permanente e quando si arriva ai conti c’è sempre un semaforo rosso, penso sia inevitabile per il Pd chiamare il game over».

Lei voleva le nozze con i 5 Stelle. Ci ha ripensato per colpa di Di Maio?

«Grillo ha fatto dichiarazioni di grande responsabilità. Ma non si può vivere di tira e molla. Sull’Europa si era partiti col sì per von der Leyen, poi sul Mes hanno rimesso tutto in discussione. E così sulla giustizia».

E sull’autonomia?

«Ho trovato il tutti contro tutti. Ora c’è l’unanimità delle istituzioni territoriali e però manca la maggioranza. Il M55 dice “poi vediamo”, ma così non si va lontano».

Basterà l’ennesimo vertice per interrompere la gara tra Renzi e Di Maio?

«Bisogna interromperla, perché il Pd si è assunto in questi tre mesi tutte le responsabilità rilevanti, anche se tanti conflitti erano già oggetto di una spaccatura nel governo precedente».

Renzi e Salvini hanno un patto per andare al voto?

«Bisogna essere onesti intellettualmente. Zingaretti è stato cristallino nella disponibilità del Pd a salvare il Paese dalla deriva, fermando l’Iva e l’impennata dello spread».

E adesso? Tutto finito?

«Noi ci siamo se possiamo risolvere i problemi. Lo dice uno che crede nella necessità di un fronte ampio progressista, alternativo alle destre».

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