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Calenda: “No alla mozione di sfiducia: serve a ricompattare Lega e 5S. Mai un dialogo con i grillini”

“Nel centrosinistra dobbiamo costruire una grande alleanza su contenuti innovativi. E dobbiamo farlo rapidamente, perché non è detto che Salvini non rompa a metà manovra per costringere alla nascita di un governo tecnico e farci contro la campagna elettorale…”

 

L’ex ministro Carlo Calenda oggi è europarlamentare. Eletto nelle liste Pd ma orgogliosamente eretico, si dichiara contrario alla proposta di Maria Elena Boschi di una mozione di sfiducia al ministro dell’Interno sul caso Russia.

 

Perché no?

«Mi sembra un ottimo modo per ricompattare Lega e M5S. Non diamo loro pretesti per tornare insieme».

 

La Boschi invita a fare l’opposizione: se non fate una mozione su questo, dice lei, su cosa la fate?

«L’opposizione si fa ricosiruendo la rappresentanza dei milioni di italiani che ne sono orfani. Serve un piano forte, Zingaretti lo ha annunciato ma non possiamo aspettare novembre. Quanto alla mozione, aspettiamo almeno di sentire cosa dirà il premier al Senato».

 

I più maligni dicono: i renziani temono di non essere rimessi in lista se cade il governo e si va al voto.

«Sarebbe normale temerlo, ma non credo sia questa la ragione per cui propongono la mozione».

 

Lo fanno per sventare l’ipotesi di dialogo Pd-M5S?

«Ma no… Ildialogo Pd-M55 è stato escluso da tutti, è un argomento chiuso prima delle elezioni. Certo però se non si allarga il fronte antisovranista e il bacino di voti del centrosinistra, allora il rischio è che prevalga la linea del dialogo col M5S dopo il voto. E sarebbe una catastrofe».

 

Un pezzo di Pd che vorrebbe parlare ai grillini c’è ancora?

«Certo che c’è. Diciamo la verità, col M 5S a suo tempo ci hanno discusso un po’ tutti per fare un governo».

 

Tutti chi?

«Quando dico tutti intendo proprio tutti. Ma abbiamo fatto bene a non fare un governo con loro: è un movimento illiberale che ha presentato i ministri più incapaci della storia della Repubblica».

 

Salvini vi accusa di fare ancora dei tentativi: cita il voto europeo a Von der Leyen.

«Una fesseria totale. Ma se persino la Lega la stavapervotare! Abbiamo avuto una dialettica molto dura con Von der Leyen dopo l’audizione al gruppo socialdemocratico, e alla fine lei ha inserito quello che abbiamo chiesto: ambiente, sociale, superamento del trattato di Dublino».

 

Con il M5S non si può ipotizzare un governo nemmeno se cadesse questo e il capo dello Stato proponesse un esecutivo per la manovra?

«Il capo dello Stato non mi sembra orientato a questo, ma, nel caso, piuttosto alle elezioni. Ma anche nell’eventualità remota, credo che dovremmo dire di no: il rischio è che noi ci carichiamo i sacrifici, e Salvini ci fa sopra la campagna elettorale».

 

Di voti ne ha già tanti: nonostante il caso Russia, i sondaggi lo danno in ascesa…

«Dobbiamo smetterla con un’opposizione solo di testimonianza quando capitano episodi come quello della Sea Watch e lavorare a una prospettiva per l’Italia. Il dato sull’analfabetismo funzionale è terrificante: stiamo perdendo una generazione
di italiani e non ho visto le stesse reazioni allarmate e la stessa partecipazione».

 

Qual è la sua proposta?

«Sto lavorando insieme ad altri a un piano imperniato su scuola, sanità, investimenti».

 

Lo farà dentro il Pd o fuori?

«Lo farò rimanendo iscritto al Pd ma con un percorso indipendente, come è stato per il manifesto Siamo europei».

 

Pensa ancora a un nuovo partito di centro?

«Centro nonvuol dire nulla. Penso che ci voglia una lista innovativa nelle persone che abbia un programma di proposte immoderate per andare al voto con una coalizione ampia come sta accadendo in Europa. Partendo da una grande assemblea delle opposizioni civiche e politiche, come proposto da Prodi e con primarie di coalizione. Un processo da lanciare subito».

 

La crisi è alle porte?

«Secondo me il governo non regge. Hanno perso il controllo del Paese. Non c’è tempo da perdere».

 

Ci sarà la scissione dei renziani?

«Non credo, Renzi è stato due volte segretario delPd, e un grande presidente del consiglio, non penso voglia fare lo stesso percorso di D’Alema…».

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