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Carofiglio: “Zingaretti riporti il PD nelle periferie”

A Gianrico Carofiglio lo scenario tracciato ieri dal sondaggio di Repubblica sembra chiaro. Addirittura previsto: «Tre o quattro mesi fa spiega lo scrittore, ex magistrato, ex senatore del Pd avevamo immaginato che la bolla speculativa della Lega si sarebbe sgonfiata. Questi dati in vista delle elezioni europee sembrano confermarlo».

Insomma, non teme il dilagare di Salvini. Del resto, nel sondaggio perde 7 punti di gradimento rispetto alla precedente rilevazione di marzo.

«Intendiamoci: la Lega prenderà più voti di quanti ne abbia mai presi finora. Ma sarà il punto più alto della sua parabola. L’impressionante spinta di cui parlavano i sondaggi dei mesi scorsi è finita».

 

Secondo lei, le elezioni del 26 maggio sono un tagliando del governo guidato da Lega e 5Stelle?

«Certo non sono come le elezioni di medio termine all’americana. Non credo che in Europa prevarranno le forze sovraniste, forse la crescita maggiore l’avremo proprio in Italia. Nel complesso sono convinto che il Parlamento rimarrà a maggioranza europeista».

 

Torniamo a parlare di sinistra. Anche il Pd sembra aver perso la forza propulsiva. Il nuovo segretario ha 7 punti in meno di gradimento rispetto a marzo e i dem insieme a Siamo europei arrivano al 20,4%.

«Credo che ci sia stato un effetto fisiologico di rimbalzo dopo le primarie, come quando una squadra di calcio in difficoltà cambia allenatore e vince la prima partita. Tanto premesso, in queste elezioni il Pd dovrà soprattutto mantenere la posizione in vista della vera ripartenza in autunno».

 

E quale miracolo potrà accadere in autunno?

«Bisognerà identificare i valori, definire i progetti ed elaborare le parole d’ordine. Dovrà manifestarsi, se c’è, il nuovo Pd».

 

Cosa dovrà fare secondo lei Zingaretti per prima cosa?

«L’inventario di temi e valori, una necessità elementare per una forza riformista moderna. Elemento centrale sarà la ridefinizione delle solidarietà, al plurale».

 

Quali sono?

«Solidarietà orizzontale fra quelli che abitano ora il Paese e il pianeta. Solidarietà verticale fra noi che siamo qui adesso e le future generazioni che ci saranno e vorrebbero trovare un mondo non devastato. Un tema fondamentale è quello della difesa dell’ambiente, che unisce i giovani in tutto il mondo. Se ci fate caso, gli oppositori sulle questioni climatiche ovunque sono tutti di destra, si basano sull’idea che il proprio privilegio attuale sia la cosa più importante. La grande battaglia politica del futuro sarà fra egoismi e solidarietà».

 

Ma la sinistra, anche in Italia, ha condiviso le battaglie ambientali. Eppure…

«Sì, ma la sinistra non ha percepito quanto sia importante l’alleanza con il civismo ambientalista, o non è riuscita a comunicarla. Deve occuparsi delle periferie fisiche e morali delle città e del mondo».

 

La solita questione del Pd che non sa comunicare?

«Non esiste la politica senza una comunicazione efficace. Puoi essere competente e onesto ma se non ti capiscono non serve a nulla».

 

Lei ne ha parlato nel suo libro “Con i piedi nel fango”.

«Sì. Ci sono tre modi di comunicare in politica, che sono tre diversi rapporti con la verità: si può dire male la verità e in questo la sinistra non ha da imparare nulla; dire bene le bugie, e l’attuale governo è maestro; dire bene la verità, che ovviamente è il compito più difficile. Difficile ma possibile. Una comunicazione politica è ben riuscita quando quando i destinatari del messaggio dicono o pensano: “Quel politico è riuscito a dire una cosa che pensavo anch’io senza saperlo davvero”. La buona comunicazione politica genera consapevolezza».

 

Cosa ha sbagliato Zingaretti in questi primi mesi da segretario?

«Di Zingaretti ho stima, è una persona per bene e un bravo amministratore. È troppo presto per qualsiasi giudizio sul suo operato da segretario».

 

Lo rimproverano di essere stato poco presente sui temi forti, ultimo il caso dei rom assediati da CasaPound in una periferia romana.

«Per quanto un politico sia competente e agisca bene si troverà sempre qualcosa che non ha fatto. Credo che i criteri debbano essere altri».

 

L’apertura del Pd al movimento dell’ex ministro Calenda?

«Calenda è stato un buon ministro. Non condivido tutto quello che dice e come lo dice, ma credo che in una moderna forza riformista come il PD ci debba essere posto per lui e le sue posizioni».

 

Cosa deve fare il Pd per tornare a governare?

«Molte cose. Fra queste acquisire la consapevolezza che la maggioranza del Paese non è leghista e grillina. Ci sono vasti territori da esplorare. Una nuova frontiera tanto per parlare di slogan da immaginare e da raggiungere».

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