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Delrio: “Il governo sia più compatto. Diventi una squadra”

“Il governo ha difronte problemi di prima grandezza, Alitalia, Ilva, rilancio della produzione industriale, Libia. E per affrontarli al meglio serve un’azione più incisiva da parte di tutti, a partire da Conte, per costruire quella compattezza mancata fin qui”.

Dopo che il Pd ha svolto il percorso della manovra con la postura da «cireneo», come dice lui, ovvero come quello che porta la croce, Graziano Delrio pensa che la gente sia stufa di veder sgomitare i duellanti Renzi e Di Maio per piantare la bandierina di più bravo della classe. E sempre a scapito del Pd. Per questo il capogruppo ed ex ministro si rivolge al premier, in vista della verifica di gennaio. Ma anche al suo amico Matteo Renzi, che figurava nella rubrica del suo cellulare come Mosè.

«È tempo di decidere. Governare significa avere una direzione e degli obiettivi comuni. Matteo lo sa bene, perché quando governava lui come premier non amava i distinguo. I governi funzionano quando c’è unità interna ed esterna, non quando ognuno mette le sue bandierine. Lui sa che è così e che effetto hanno i continui distinguo sui vari provvedimenti».

Dicono che la crisi di sondaggi di Italia Viva stia portando alcuni di loro a ribussare alla porta del Pd. Giusto?

«Quando iniziammo nel 2012 eravamo un gruppo di sindaci con l’ambizione di dare riforme profonde a questo Paese. E sapevamo che grandi riforme si fanno con grandi partiti e governi stabili. Credo che la comunità dei Dem rappresenti questa speranza e immagino che questo pensiero sia ancora quello di tanti pur se hanno abbandonato temporaneamente il Pd. Che anche nei sondaggi resta il primo partito della coalizione. Ho massimo rispetto di tutti i partiti ma non mi stupirei se ci fossero dei ritorni. Io sono sempre molto accogliente. Se uno cambia di nuovo idea mi sembra giusto ascoltarlo, anche se non facciamo mercato di poltrone di alcun tipo».

Resta che il Pd esce schiacciato. Avete sprecato i primi cento giorni di teorica luna di miele con gli elettori?

«No, non credo che siamo schiacciati, siamo stati responsabili, abbiamo salvato il Paese dalla tassa di 23 miliardi lasciata dal chiacchierone padano e ridotto le tasse ai lavoratori e imprese. Il Pd ha cercato di fare in modo che la manovra fosse fatta insieme da una coalizione di governo. Ma spesso si è data l’idea di un lavoro tra separati in casa. E questo va corretto subito. Se uno è molto bravo lo dimostri sul campo: anche Messi vince grazie alla squadra».

Conte dovrebbe assecondare meno Renzi e Di Maio?

«Non voglio dare consigli solo auspico che i ministri lavorino coordinati e che all’esterno appaiano solo le sintesi trovate. Punto. E che si smettesse di pensare che il lavoro si possa fare solo con decreti del governo, che invece vanno usati solo in casi eccezionali. In termini di metodo poi, si è proceduto male. Perché non si può lasciare una manovra di bilancio ad una lettura monocamerale, un vulnus che ho denunciato già l’anno scorso. Comunque Conte ha il compito far giocare la squadra e non solo i singoli, se ce la fa. Tanti auguri».

E Di Maio sulle banche? Anche voi siete favorevoli a metter nel mirino Bankitalia?

«Le istituzioni vanno protette dalle polemiche. Il parlamento ha strumenti per capire se alcune cose sono state sottovalutate. Le commissioni si fanno per questo. Ci sono elementi che fanno ritenere vi siano stati segnalazioni e interventi e anche però che alcuni passaggi vadano chiariti, come l’acquisizione di Tercas. Ma prima di trascinarla in una polemica politica vorrei vedere tutte le carte».

Ma che previsione fa sulla durata di questo governo? E quali sono le cose da fare dopo la legge di bilancio?

«Noi ci siamo dati un programma, ora può esser focalizzato su alcune grandi riforme per il 2020. Ne dico una: proteggere la famiglia e ridare speranza alla natalità che è la più bassa d Europa investendo sui giovani. Con il pilastro di un assegno unico per i figli, come in altri Paesi, un obiettivo storico che aiuta le famiglie, favorisce l’occupazione femminile e combatte la povertà insieme al reddito di cittadinanza. Oltre ad abbassare le tasse sul lavoro, la questione della famiglia va messa al primo posto, perché la questione demografica indebolisce profondamente il Paese».

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