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Elezioni, Sala: in Lombardia sfruttiamo il modello milanese

Il sindaco Beppe Sala chiama a raccolta le truppe: «Siamo alla prova della verità per tutto il centrosinistra. Ci tocca sudare, in Lombardia, ma ci è stata aperta una finestra e dobbiamo entrarci». Per il primo cittadino di Milano la rinuncia di Roberto Maroni alla candidatura di presidente di Regione è, dice, «l’ultimo appello per noi. L’election day porta alla sovrapposizione dei temi politici nazionali con i temi dell’amministrazione locale, ma adesso c’è più spazio per andare alla riscossa, e ce la possiamo giocare sino in fondo».

 

Ma, obiettivamente, sindaco, come può vincere il candidato Giorgio Gori se l’appoggio viene respinto pure da Liberi e Uguali?

 

«Se sino a ieri i nostri elettori facevano fatica a seguire alcune evoluzioni, oggi con Maroni giù dal ring diventa ancora più intollerabile vederci spaccati e attorcigliati nei distinguo. Cioè, da una parte hai la celebrazione dell’unione delle destre, che invece sappiamo essere fittizia e molto ipocrita. Erano e sono divisi. Dall’altra parte si perpetua quest’immagine funerea della sinistra che mangia se stessa. Invece a Milano città questa spaccatura non c’è».

 

E lei davvero immagina di esportare la ricetta?

 

«E come no? Il modello Milano, sia come alleanza politica, sia come programma, può estendersi alla Lombardia».

 

Non è un po’ velleitario?

 

«Che cosa unisce? Lo slogan che adotto dal primo giorno è “competitività e solidarietà”. Siamo un territorio con una forte competitività economica a livello internazionale. Quanto a solidarietà, nessuno in Italia ha fatto quanto noi su migrazione e su welfare, compreso il reddito d’inclusione. E anche chi, rispetto a noi, sta politicamente dall’altra parte, può “perdonarmi” uso la parola tra virgolette sui temi dei migranti proprio perché ha visto come la nostra idea di Milano città aperta abbia portato a tutti vantaggi, dal turismo in crescita, ai servizi, alle università, al ritorno dei giovani».

 

La Lombardia non è solo la città aperta…

 

«Ma se questo è vero per noi milanesi, perché non può esserlo per la Lombardia, valli bergamasche comprese? Possiamo esportare le cose buone, questo è il verbo che tutti potrebbero ascoltare, perché anche nei posti più sperduti, nelle fabbriche più piccole e nelle pianure si sa benissimo che alcuni lavori o li fanno i migranti o non li fa più nessuno, e che questo essere aperti al mondo aiuta tutti, non solo chi è partito dai Paesi lontani. Domenica proveremo a spiegarci meglio».

 

Domenica c’è l’incontro pubblico con lei, Matteo Renzi, con il ministro Carlo Calenda, con Gori: e allora? Sempre di circa dieci punti è il distacco tra centrodestra e Pd.

 

«Siamo quattro rappresentanti del mondo di sinistra, che magari esprimono opinioni diverse, ma portano insieme un contributo. In Lombardia l’elettorato i14 marzo è chiamato a dire se vuole continuare così com’è stato, con Formigoni e Maroni, o se vuole cambiare aria… Conosco da anni il candidato probabile, Attilio Fontana. Non è da sottovalutare, è stato all’Anci e conosce il sistema, ma è il prototipo della mentalità provinciale leghista. Ora, se uno mi chiede un giudizio su Maroni, dico che ha collaborato con noi, certo, ma sui temi ai quali faceva comodo alla Regione collaborare. Penso a Ema, all’agenzia del farmaco. Viceversa sui migranti non ha mosso un dito. Quindi, pronostici e statistiche sono da scrivere, petto in fuori e spiegare le cose senza paura».

 

Ma sindaco, non pensa che se il centrodestra fa questa mossa, si senta arcisicuro di non perdere la Lombardia chiunque sia il candidato?

 

«Certo, la loro è una prova di grande sicurezza, il rischio lo corrono, e lo accettano, ma perché? Per garantirsi un Maroni in chiave nazionale. Perché pensano che possa servire come uomo di equilibrio tra le varie componenti del Paese, dopo il voto. Quindi, di vincere non sono affatto sicuri».

 

Qualcuno dei suoi assessori vuole correre con Gori?

 

«So che alcuni sono incentivati dalla possibilità di dare un contributo, ho parlato con tutti e per ora l’unico assessore intenzionato è proprio Carmela Rozza, che se vorrà correre avrà il mio appoggio. Si occupa di sicurezza, sarebbe una candidata molto seria per le sue competenze, specie sulle case popolari. Infatti, quelle che a Milano danno più problemi, sotto ogni aspetto, non sono di proprietà comunale, ma guarda caso della Regione»

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