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Fassino: “Siamo pronti ad aiutarli ma ora i radicali decidano se vogliono essere alleati”

Piero Fassino, lei ha lavorato al rapporto con gli alleati del Pd: che succede con i radicali? Alleanza in pericolo?
«Chiariamo: se si guarda alla politica, non ci sono ragioni che giustifichino una divisione. La lista Bonino nasce con un profilo dichiaratamente europeista. E se c’è un partito in Italia che ha l’Europa nel suo dna, questo è il Pd. Ma è sorto un problema tecnico. La legge elettorale ha un’evidente contraddizione: prescrive le stesse nonne di raccolta firme per presentarsi alle elezioni, sia a chi va da solo, sia a chi si presenta in coalizione».

 

Una stramberia. E cosa comporta in pratica?
«Si chiede a ogni partito di accompagnare la lista proporzionale su cui raccogliere le firme con l’indicazione del candidato del collegio uninominale corrispondente. Se un partito va da solo è ovvio che presenti contemporaneamente i candidati al proporzionale e all’uninominale, ma per chi si apparenta è diverso: non si può chiedere a un partito di indicare il candidato dell’uninominale che deve essere scelto dalla coalizione».

 

Quindi hanno ragione i radicali?
«Il problema c’è e tutti i costituzionalisti consultati lo confermano. Ma una legge si può correggere con un’altra legge, oppure con un’interpretazione che venga dal ministero. Ma il Viminale ritiene che un’eventuale modifica sia esposta al rischio di ricorsi che, se accolti, invaliderebbero le liste e l’intero percorso elettorale».

 

E ora che farete?
«Abbiamo detto più volte alla Bonino che ci impegniamo a fare due cose: scegliere tempestivamente i candidati ai collegi in modo che si possa avviare presto la raccolta delle firme. E ci impegniamo come Pd e con le altre forze della coalizione a concorrere alla raccolta delle firme: 400 per circoscrizione si riescono a raccogliere in pochi giorni. E la Bonino ha una garanzia assoluta: essendo il Pd interessato che +Europa sia in coalizione, è ovvio che ci impegneremo al massimo nello sforzo di raccogliere le firme necessarie».

 

Però loro non si fidano. Perchè?
«Ripeto: la garanzia ce l’hanno nella nostra necessità di averli alleati. Noi faremo di tutto per averli in coalizione. Loro però devono decidere se vogliono allearsi con noi. Andare divisi sarebbe un errore per entrambi. Da soli i radicali rischiano di non avere eletti. E il centrosinistra ne avrebbe un danno. Un regalo gratuito a 5Stelle e alle destre».

 

In quanti collegi l’apporto dei Radicali può essere decisivo?
«Essendo tre i principali candidati, in molti collegi la differenza potrebbe essere di pochi punti. Ogni voto può essere decisivo».

 

Renzi è preoccupato?
«Preoccupato certo, ma anche consapevole che un partito non può sostituirsi al Parlamento o al Ministero. Il nostro impegno è fare di tutto perché si possa realizzare l’alleanza e tutti i partners siano in condizioni di presentarsi agli elettori. E lo stiamo facendo convintamente».

Quando si fanno le norme bisogna essere più consapevoli di quello che si approva e non affidarsi solo a strutture burocratiche esperte solo di codicilli

 

C’è tensione tra Pd e governo?
«C’è una situazione di fatto di cui ognuno ha preso atto».

 

E di chi è la colpa di tutto ciò?
«Quando si fanno le norme bisogna essere più consapevoli di quello che si approva e non affidarsi solo a strutture burocratiche che conoscono i codicilli, ma non hanno mai fatto una raccolta di firme, né una campagna elettorale».

 

Pure per lei l’atteggiamento deiradicali è un modo per alzare la posta delle candidature?
«No, è un’insinuazione inutile che non serve a nessuno. Anche perché è del tutto evidente che chi fa parte di una coalizione debba vedersi riconosciuta una rappresentanza».

 

In questa situazione ancora incerta e con i sondaggi in calo, che segno deve avere la campagna elettorale del Pd?
«Intanto bisogna rivendicare l’azione di governo. Lo sport nazionale è diventato sparare ogni giorno sul Pd, dimenticando che questo Pd consegna agli elettori un’Italia con la più alta crescita del pil degli ultimi quindici anni, con un livello di occupati che torna a essere quello del 2008, con riduzioni fiscali significative, con una grande capacità di gestione di emergenze come quella dei migranti e con un ruolo europeo e internazionale riconosciuto. Tutto ciò è piovuto dal cielo o è frutto di chi ha governato? Naturalmente poi dobbiamo presentarci agli elettori con un programma di riforme per la modernizzazione del paese, l’ulteriore crescita e la creazione di altro lavoro».

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