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Fiano: «Il risultato del referendum? Avversari divisi, il governo è più forte»

Emanuele Fiano, capogruppo Dem in commissione Affari costituzionali alla Camera ed esponente della segreteria, come legge i numeri del referendum? Una vittoria di Renzi o un segnale che i temi ambientali interessano comunque a 10 milioni di italiani?
«Intanto, come accaduto molto spesso in Italia, il contenuto politico della consultazione ha superato in parte, soprattutto pervolontà di alcuni promotori, il quesito di merito. Quindi il risultato va letto anche in ottica politica: il carico di significati anti premier, anti governo e anti Pd è stato sconfitto».

Adesso da dove si riparte?

«Dopo le fasi più concitate bisogna tornare al merito. Stiamo facendo una politica energetica innovativa, l’Italia è all’avanguardia in Europa e nel mondo. Si può ridurre la dipendenza dai combustibili fossili ma non si può eliminare da un giorno all’altro. Rinunciare a risorse naturali estratte in sicurezza e rispetto dell’ambiente sarebbe stato un errore».

E’ vero che l’Italia è all’avanguardia nelle rinnovabili, ma gli incentivi non sono stati confermati…

«La spinta di questo periodo può essere proprio a investire per il raggiungimento degli obiettivi sulle rinnovabili. Rispetto a Cop 21 siamo ben posizionati ma si può fare di più».

I leader dei partiti che facevano campagna per il sì dopo il voto sono spariti dai radar. È fallito un tentativo di spallata al governo?

«Vediamoli uno a uno. Forza Italia ha il capogruppo alla camera Brunetta impegnato per il sì mentre il fondatore Berlusconi e il capogruppo al Senato Romani non vanno a votare. Nei Cinquestelle il leader in pectore Di Maio il giorno prima sosteneva l’essenzialità del referendum per l’ecosistemaitaliano e il giorno dopo lo derubrica a guerra tra bande nel Pd».

Michele Emiliano ha perso o vinto?

«Ha detto che torna a fare il suo dovere, cioè il governatore della Puglia. Ha l’aria di una ritirata politica. Come tutta questa parata di coloro che sono stati sconfitti».

Il Pd è stato accusato, per alcuni tweet e dichiarazioni, di avere poco rispetto dei cittadini che hanno votato sì. È così?

«Io non ho votato, ma ho sempre dichiarato il massimo rispetto per tutte e tre le posizioni in campo scelte dai cittadini. I leader politici che si sono spesi di più, invece, dovrebbero accettare che è stata una loro sconfitta».

Perchè il quorum non è stato raggiunto? Era un quesito marginale o l’istituto referendario va rivisto?

«La consultazione sull’acqua pubblica dimostra che i temi ambientali interessano gli elettori. A volte Renzi viene accusato di politicizzare o personalizzare certi appuntamenti, stavolta deve fare autocritica il fronte che lo ha fatto. È stata la loro politicizzazione a perdere».

Il governo ha vinto il primo round di una lunga campagna: i referendari hanno fatto ricorso.

«Intanto è sconfitta anche l’interpretazione giustizialista che metteva tutto insieme: trivelle, Tempa Rossa, intercettazioni. La tesi Cinque-stelle del grande complotto».

Gli avversari però intendono portare il logoramento fino al referendum costituzionale. Vi preoccupa un fronte No Cost dopo i No Triv?

«Le opposizioni che sembravano così unitarie fino a ieri escono indebolite. Di Maio va in tour a Londra, Salvini dopo aver parlato per un mese di petrolio torna a parlare di migranti, Fi compulsa i sondaggi. Questo si rifletterà anche nel percorso verso il referendum di ottobre. Il governo esce più forte e si è dimostrato che mescolare i temi non incontra il favore degli elettori. Essere contro Renzi e basta non ha pagato».

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