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Gozi: abbiamo idee diverse su tutto, in Direzione non ci saranno i numeri per un governo con i cinque stelle

«Io sono per rispondere no all’offerta di Di Maio».

 

Così, senza neanche andare a vedere le carte?

«Quello che c’è sul tavolo credo sia più che sufficiente per rispondere».

 

Si spieghi meglio.

«Sia chiaro, i dieci punti dei Cinque Stelle saranno anche di buon senso. Ma loro sono per abolire il Jobs act? Bene, noi no. Loro sono per l’abolizione della riforma Fornero? Noi no».

 

Non sarà troppo frettoloso?

«Mettiamola così. Non è solo l’agenda del governo, il problema. Ma gli imprevisti».

 

Tipo?

«Governare vuol dire risolvere gli imprevisti che si palesano sul tuo cammino quando meno te l’aspetti. Se ci fosse una crisi europea, di quelle che ora non si possono mettere in conto, che cosa facciamo? Chiediamo aiuto alla piattaforma Rousseau? Suvvia, non si può fare».

 

Anche lei, come molti renziani, sotto sotto è arrabbiato per la fuga in avanti del segretario Martina?

«Sull’offerta di Di Maio forse Martina ha accelerato troppo. Ha fatto una fuga in avanti, si è sbilanciato. Proprio per questo è necessaria una verifica in Direzione nazionale che faccia chiarezza, una volta per tutte, sulla posizione ufficiale del Partito democratico».

 

Sta dicendo che Martina si è comportato troppo poco da «garante»?

«Martina non è stato garante della posizione di tutti proprio perché, e lo si è capito molto bene dalla sua dichiarazione all’uscita dall’incontro con Roberto Fico, ha preso una posizione netta a favore del possibile accordo con i Cinque Stelle. Non è stato una figura super partes ma ha preso una strada ben precisa, diventando una delle parti in causa. Insieme a molti dei ministri uscenti».

 

Quale può essere il punto di caduta in Direzione?

«Alle condizioni di oggi, non credo proprio che in Direzione ci saranno i numeri a favore di un governo coi Cinque Stelle».

 

Renzi, secondo lei, rimarrà contrario fino alla fine?

«Io parlo per me. Però è sotto gli occhi di tutti che, in questo momento, nel Pd esiste una linea degli ex ministri e una linea dei renziani. Ci si conterà nella direzione, si farà questa verifica e tutti i dubbi, a quel punto, saranno fugati».

 

Senza nemmeno sedersi al tavolo con Di Maio, nel caso.

«Ma sedersi per fare cosa? Abbiamo idee diverse su tutto. E, dove sembriamo non averle così diverse, è perché siamo di fronte a proposte troppo vaghe e generiche. Che cosa vuol dire, per esempio, “confermare gli impegni europei”? Che siamo tutti a favore dei Trattati di Roma?».

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