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Gualtieri: “Il PD deve aprirsi per unire le forze del centrosinistra”

Un ministro attacchino non s’era ancora mai visto. Inconvenienti del mestiere da candidato. Quando Roberto Gualtieri si accorge che, nel locale davanti al Circo Massimo adibito per una sera a comitato elettorale, non c’è neppure un manifesto con la sua faccia, prende nastro, gigantografia e fa da sé. Al piano di sopra, i 100 metri quadri affittati al volo per le suppletive di Roma (si vota il 1° marzo) sono troppo angusti per una inaugurazione tanto affollata. Ma il titolare dell’Economia è uomo pragmatico: il Conte 2 lo ha abituato agli imprevisti.

Ministro Gualtieri, lei nel governo ha già una fardello gravoso: far quadrare i conti italiani. E sono trascorsi solo 8 mesi dalla sua terza e ultima campagna per le Europee. Chi glielo fa fare di correre adesso per il Parlamento nazionale?

«Questa candidatura non era nei miei pensieri, ma quando mi è stato detto che una mia disponibilità avrebbe consentito un accordo unitario nel centrosinistra ho capito che non potevo tirarmi indietro da una sfida che affronto con entusiasmo. D’altronde io sono figlio di questa città e di questo territorio sin dai tempi del liceo Visconti. E considero un onore rappresentarli, come pure poter sostituire in Parlamento Paolo Gentiloni, che proprio nel primo collegio fu eletto due anni fa. L’etica del lavoro e della responsabilità fa parte della mia formazione: la stessa che in agosto, in un momento molto delicato per il Paese, mi ha spinto a lasciare Bruxelles per accettare di fare il ministro dell’Economia ed evitare che il conto del Papeete ci mandasse in bancarotta».

Prima della vittoria in Emilia, nel Pd si temeva che la sua candidatura avrebbe potuto trasformare le suppletive in un referendum sul governo. Adesso questa preoccupazione sembra svanita. Il trionfo di Bonaccini ha cambiato il quadro e rafforzato il Conte 2?

«Lo straordinario risultato di Stefano Bonaccini e del Pd ha consolidato il governo e dimostrato che Salvini si può battere. Il buongoverno, l’unità e l’apertura sono i migliori antidoti contro una destra nazionalista che vuole farci uscire dall’Europa. Ora, come ha detto Conte, apriremo una nuova fase per l’esecutivo. Abbiamo già fatto molto in condizioni difficili penso all’aumento delle buste paga per 16 milioni di lavoratori, alla gratuità per gli asili nido, all’abolizione dei super ticket ma non dobbiamo accontentarci dei risultati ottenuti. Il Pd spingerà per una più forte azione riformatrice».

A proposito di Pd: infuria il dibattito sul partito nuovo disegnato da Zingaretti. Prodi ha chiesto maggiore apertura, dentro c’è chi frena. Lei da che parte sta?

«Nicola ha un grande merito: sin dal primo giorno ha lavorato per unire le forze del centrosinistra in un campo largo in grado di attrarre mondi e movimenti diversi da noi, che non si sentivano più rappresentati. Costruire questo campo è decisivo e anche la mia candidatura va in questa direzione».

La più votata in Emilia, Elly Schlein, dalle colonne di Repubblica ha però avvertito: il Pd smetta di inseguire il centro. È d’accordo?

«Elly è un’amica che stimo, abbiamo lavorato bene insieme al Parlamento europeo. Credo sia giusto aprirsi ai nuovi movimenti che animano la società, come le Sardine. Al tempo stesso occorre dare una prospettiva a tante forze moderate, civili e produttive che non si riconoscono nelle posizioni estremiste di Meloni e Salvini e guardano al centrosinistra come la garanzia della collocazione europea dell’Italia».

Questo campo largo include anche i 5S, in linea con quel patto strutturale evocato da Zingaretti a livello sia nazionale sia locale?

«Sì, l’alleanza di governo tra il centrosinistra e il M5S può diventare una prospettiva strategica anche per la prossima legislatura».

Magari con Giuseppe Conte candidato premier di coalizione?

«Conte sta facendo molto bene il premier ed è oggettivamente il punto di riferimento del nostro schieramento».

Appare tuttavia difficile che Matteo Renzi accetti di entrare in coalizione col M5S.

«La vittoria di Bonaccini dimostra che l’unità paga ed è la condizione per sconfiggere le destre. Auspico che diventi un metodo».

Ma non teme che il crollo elettorale dei grillini possa creare fibrillazioni tali da mettere a rischio il governo?

«Non credo. Io penso che il Conte 2 e la maggioranza escano irrobustiti dal voto emiliano. Il problema del M5S non è l’alleanza con il Pd, ma ridefinire il proprio ruolo e la propria funzione come forza di governo. Un dibattito che mi pare al loro interno esista, senza dubbio travagliato, ma che confido avrà esito positivo».

Torniamo a Roma. La città è sull’orlo del collasso: il Pd in Campidoglio è all’opposizione della giunta grillina, mentre in consiglio dei ministri affianca i 55. Lei come farà a denunciare il degrado della capitale senza criticare i suoi alleati? Non è in imbarazzo?

«No. L’alleanza varata la scorsa estate dopo la fuga di Salvini riguarda il governo nazionale. A livello locale i 5 Stelle hanno scelto di mantenere un proprio profilo autonomo. Io comunque sono un cittadino romano, avverto le difficoltà quotidiane di una capitale amministrata male, priva di servizi all’altezza e senza strategia per il futuro. Non avrò alcun problema a dire quello che penso».

E cioè? Che giudizio dà sull’operato della sindaca Raggi?

«Certamente non positivo. Era arrivata in Campidoglio con tanti proclami e grandi speranze, ma i risultati purtroppo per i romaninon sono arrivati. Anzi».

Cosa si aspetta dal M5S? Farà un appello ai suoi elettori perché votino per lei? O, come accaduto in Emilia, pensa che nel segreto dell’urna accadrà comunque?

«Io mi rivolgerò a tutti i cittadini del collegio chiedendo un voto per rappresentarli in Parlamento. Sono convinto che a Roma vadano conferiti poteri e risorse per esercitare al meglio il suo ruolo di capitale d’Italia, di centro mondiale del cattolicesimo e di testimone di una storia antica e unica, con uno straordinario carico di arte e cultura».

Manca un anno e mezzo alle comunali. E Salvini sogna la conquista del Campidoglio. Prevede che il Pd si alleerà con i grillini per rafforzare la coalizione di centrosinistra?

«Roma ha una lunga tradizione democratica e antifascista. Per molto tempo è stata governata da sindaci di centrosinistra che hanno assicurato un ciclo di sviluppo e benessere, interrotto dalla disastrosa giunta Alemanno. Non credo proprio che una città medaglia d’oro della Resistenza si farà ingannare dalla demagogia di Salvini e possa dimenticare gli insulti che la Lega ha rivolto ai romani per decenni».

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