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Fiano: “La propaganda del fascismo deve essere reato”

Emanuele Fiano, deputato del Pd, sui divieti delle manifestazioni neo fasciste il neo questore, Sergio Bracco, dice che, aldilà delle norme in vigore, c’è un problema poilitico. Come si risolve?

 
«Il vero interrogativo è che tocca alla magistratura decidere, ma in modo discrezionale. E quando la magistratura sanziona dopo, vuol dire che forse si poteva anche vietare prima».
 

Cosa intende dire?

 
«La domanda da porsi è: l’apologia del fascismo deve essere sempre collegata alla riorganizzazione del partito fascista vietata dalla nostra Costituzione? Per me, sì».
 

Le norme attuali, però, non dicono così.

 
«Ci sono sentenze che considerano reato il fatto che alcune persone facciano il saluto romano durante una commemorazione. In altri casi, per gli stessi episodi che si sono verificati negli stadi, queste persone non sono state punite».
 

Quindi?

 
«Quando lo scorso 23 marzo, cioè a 100 anni dalla fondazione dei fasci di combattimento al cimitero Monumentale qualcuno dice: siamo onorati e siamo sempre qui, proprio in quella data cos’altro può essere se non apologia del fascismo?».
 

Quale può essere la risposta politica, dunque?

 
«Io l’avevo data, proponendo una legge che segnava un distacco tra l’attuale reato di apologia del fascismo e la propaganda, che poteva anche lei essere considerata un reato. E ricordo che un ramo del Parlamento, la Camera aveva detto sì».
 

Sta dicendo che ora più che mai serve quella legge?

 
«Può darsi che serva un supplemento legislativo, ma dalla mia parte ho le sentenze».
 

Si sente protetto dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini?

 
«Preferisco citare i magistrati che hanno ritenuto che questo reato era stato commesso. Ma non mi sento di censurare i questori. Capisco che ci possa essere un margine di discrezionalità, ma non può essere assoluta. Se mi si dice che la libertà di espressione deve essere garantita a qualsiasi idea, la mia risposta è no».
 

L’articolo 21 della Costituzione, però, non mette limiti alla libertà di espressione.

 
«Ci sono apologie di violenza e odio, legate a ideologie totalitarie o dittature che non possono essere permesse. Dopodiché, i questori non hanno l’obbligo di far rispettare la legge e denunciare solo dopo».
 

Pensa che la Lega di Salvini offra coperture a queste forze di estrema destra?

 
«Mi pare che diverse inchieste giornalistiche abbiano dimostrato più volte la connessione tra Salvini e alcune falangi dell’estremismo di destra. La Lega non si ergerà mai a censore di questi comportamenti. Del resto fu la Lega Nord nel 2005 a indebolire la legge Mancino perché sosteneva che nessuna idea poteva essere vietata. E quella distinzione culturale oggi è diventata anche politica».
 

Non si sente quindi garantito?

 
«Percepisco di avere un’idea radicalmente diversa da quella di Salvini, il quale sostiene che il pericolo di ritorno del passato non esiste. Mentre, secondo me, esiste».
 

Anche la Lega rappresenta un pericolo?

 
«Non mi permetto di dire questo, ma dico solo che fa parte di un disegno generale, che vuole modificare alcuni assunti. Come quando qualcuno dice che la magistratura non è eletta dal popolo e la attacca. Si mette dalla parte di un’Europa che vuole mortificare alcuni diritti. Siamo su due versanti diversi. Dopodiché Salvini fa applicare ai prefetti le leggi esistenti e loro oggi possono solo fare denunce successive ai fatti».
 

Arriverà mai una risposta politica unitaria su un argomento delicato, ma sentito da alcuni, come questo?

 
«Secondo me, no. Perché l’Italia non ha mai fatto fino in fondo i conti con quel periodo storico. Non ha mai scelto di troncare in modo assoluto e definitivo il rapporto con un pensiero che sostiene che tutte le idee vanno permesse e se qualcuno commette un reato, lo vediamo dopo. Piuttosto, farei io una domanda a Salvini».
 

Quale?

 
«Cosa ne pensa delle parole pronunciate dal leader di CasaPound Gianluca Iannone alla commemorazione del Monumentale? Per me, deve essere inconcepibile che oggi qualcuno pronunci quelle parole dopo cento anni in quel luogo e in quella occasione e che non si dica che non sta facendo una cosa che la nostra Costituzione vieta. Se c’è un movimento che si definisce “fascisti del terzo millennio” ha diritto di esistere? Secondo me, no. Perché è contro la nostra Costituzione».

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