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Zingaretti: “Dalla mafia ai fascisti al voto contro questa alleanza”

Nel corridoio del segretario sono rimaste le foto di Piazza della Signoria colorata dalle bandiere del Pd e una gigantografia di Matteo Renzi. Si può dire quindi che Nicola Zingaretti non ha paura di essere risucchiato dal passato. Anzi, pensa di aver già voltato pagina. «La lista unitaria è un’idea su cui non avrebbe scommesso nessuno. Invece è realtà. Siamo usciti dall’eterna contemplazione del presente e guardiamo avanti». I sondaggi dicono che il Partito democratico cresce, ma le forze di governo sono stabili oltre il 60 per cento, impongono l’agenda e giocano sul web a fare cane e gatto, maggioranza e opposizione. Come nel caso del sottosegretario Armando Siri coinvolto in un’inchiesta con presunti mafiosi. «La mozione di sfiducia che abbiamo presentato al Senato serve a smascherare l’ambiguità dei 5 stelle anche su un tema delicato come la lotta alla mafia. Una volta votata sarà più chiaro chi sta da una parte e chi sta dall’altra». È chiaro che uno degli obiettivi sia evitare quella pennellata di sinistra che Di Maio sta cercando di darsi nelle ultime settimane per frenare la caduta di consensi.
 

La cosa buona della mozione è che sarà discussa prima delle Europee. Quella meno buona è che il governo ne uscirà rafforzato e i vostri voti risulteranno pochini. Vi conviene?

 
«Conviene a tutti combattere le cosche. Io andrò oggi a Castelvetrano, il paese di Matteo Messina Denaro, a sostenere il candidato sindaco del Pd che ha avuto l’auto bruciata e rischia in un posto pericoloso. Su un impegno simile dunque non si gioca. Noi invece in Parlamento abbiamo metà maggioranza che chiede le dimissioni di Siri e l’altra metà che lo difende. Come voteranno in aula? Serve un elemento di trasparenza, costringiamo gli alleati a dire la verità. Secondo noi emergerà che il governo pensa solo alla gestione del potere giocando con l’Italia e con gli italiani».
 

L’ex governatrice umbra Marini dice che il Pd sta tornando indietro di 30 anni. Giustizialista anziché garantista e riformista. Ce l’aveva con lei?

 
«Io da 30 anni dico e penso che un avviso di garanzia non è mai una condanna e che le procure devono fare le indagini partendo dalla presunzione d’innocenza. Ma se mi permette la vergogna italiana non è il Pd. Sono la Lega e i 5 stelle. Garantisti al 100 per cento quando si toccano loro esponenti e giustizialisti fino ad evocare la gogna con gli avversari. Questa è la verità. L’esecutivo SalviMaio ha introdotto la giustizia di partito ed è un pericolo che si affaccia solo nei regimi totalitari».
 

Enrico Letta è convinto che l’esecutivo non cadrà sulle inchieste ma sull’economia. E così?

 
«Ha ragione. Non cercherei mai una scorciatoia giudiziaria. Il governo ha fallito non sulle indagini. Come ha confermato l’Istat è crollata la fiducia dei consumatori e delle imprese e non c’è uno straccio di idea su dove portare il Paese. Salvini e Di Maio sono i reucci delle sceneggiate: i selfie, le fidanzate, i mitra, i bagni in Sardegna, le finte litigate, gli insulti e in ultimo il balletto sul decreto crescita sono segno di un degrado che aiuta loro ma uccide le speranze degli italiani. E proprio qui c’è il grande paradosso. Hanno chiesto i voti su prima gli italiani e sono proprio i cittadini a pagare un prezzo altissimo per questa continua pagliacciata. Un vicepremier, Salvini, dice che c’è un ottimo decreto crescita, un altro vicepremier, Di Maio, sostiene che non si è discusso nessun decreto crescita. Ma non provano un po’ di vergogna?».
 

Lo è anche la polemica sul 25 aprile, con il leader grillino che accusa il segretario leghista di non essere antifascista?

 
«L’antifascismo come la lotta alla mafia ha bisogno di una sua coerenza. Altrimenti si diventa ipocriti. Mi sembra il caso di Di Maio che grida “Salvini è alleato con i nazisti” ma poi è con i voti dei 5 stelle che gli fa fare il ministro dell’Interno. Il Movimento ha l’ossessione del potere senza mai assumersi la responsabilità. Questo li sta logorando. Sono il principale azionista del governo, i complici di Salvini e le vittime di questo cortocircuito».
 

Salvini considera il 25 aprile un inutile derby tra fascisti e comunisti. Roba vecchia insomma. Non è che interpreta un sentimento popolare?

 
«Non credo. È l’ennesimo disperato tentativo di distrarre gli italiani dal catastrofico bilancio dell’esecutivo. Ci sono più debiti, il sud è abbandonato, c’è meno lavoro, le opere sono ferme, la crescita non esiste. Finirà con l’aumento dell’Iva e i tagli ai servizi sociali. Noi comunque crediamo nell’Italia del lavoro, del progresso, della libertà e della pace ed è quella che nasce il 25 aprile. Salvini non la capisce e gioca con questi valori così delicati dimostrandosi un personaggio sempre più inquietante».  

Se Di Maio tenta a modo suo di occupare lo spazio a sinistra significa che il Pd non lo sta difendendo abbastanza?

 
«Quello che manca all’Italia oggi è un’alternativa credibile».
 

Voi non lo siete?

 
«La lista unitaria delle Europee, dopo il congresso, è un’ulteriore passo in avanti di un nuovo campo di forze che sarà competitivo. Vogliamo rimettere insieme le differenze. Le mostro un volantino digitale. Vede? Giuliano Pisapia e Caterina Avanza di En Marche fanno un comizio insieme. Sono mondi diversi che si ritrovano sotto lo stesso simbolo, con lo stesso programma e la stessa ambizione: difendere e rifondare l’Europa. Penso che questo sia il modo di occupare lo spazio dell’alternativa. Poi il vero spazio politico ora è quello di dare agli italiani risposte efficaci di fronte alle domande di sicurezza e di certezza del futuro. Il governo ormai è nudo. Tutti i problemi che c’erano un anno fa ci sono ancora oggi, peggiorati».
 

Lei parla di inizio del percorso ma poi indica il voto anticipato in caso di crisi.

 
«Il primo problema è salvare l’Italia. Perché nessuno sa dove si sta andando. Andare al voto significherebbe per noi mettere in pista un progetto nuovo. E un percorso di fiducia quello che immagino che passa prima di tutto dagli italiani. Il successo della lista unitaria alle Europee sarà il volano per costruire politiche credibili. Già il 26 maggio sarò tutto più chiaro. Si gioca una partita tra chi vuole distruggere l’Europa e chi rimette al centro i bisogni delle persone, la crescita e la sostenibilità. Sono traguardi difficili ma so che senza Europa sono impossibili».
 

Parlare di voto anticipato con la Lega al 37 per cento nei sondaggi. Ci vuole coraggio.

 
«Fino al giorno delle primarie nessuno avrebbe scommesso su un milione e 600 mila votanti e su un segretario eletto con il 66 per cento. Quello che serve è passione e coraggio e organizzare una riscossa per voltare pagina. Sono contento che oggi tutto il Pd sia coinvolto nel progetto. Chi oggi gongola per i sondaggi al 37 per cento fa i conti senza quello che stiamo costruendo, soprattutto chiamando al protagonismo una nuova generazione».

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