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M5s nel caos totale, ridotto a setta: il Paese non si merita tanta incapacità

“Il j’accuse di Pizzarotti rimanda l’immagine di una setta controllata in maniera opaca e che, incurante dei problemi delle città amministrate, è impegnata solo in una costante guerra di potere interna. In una sorta di vera e propria legge del contrappasso, ieri in diretta tv è stata posta fine alla balla del movimento della casa di vetro, che con Grillo sosteneva che avrebbe fatto le sue riunioni in streaming e che si è ridotto a mandare mail anonime dai server di non si sa chi”. Lo afferma Alessia Rotta, responsabile Comunicazione del Pd. “Au revoir democrazia dal basso, peraltro mai esistita ma solo enunciata, i 5 stelle sono controllati da un gruppo ristrettissimo asserragliato negli uffici di un privato che decide tutto. La fedeltà è la misura di tutto, non la capacità. Anche per questo in 14 dei 17 comuni che amministrano stanno fallendo in maniera clamorosa. Se costruisci sulle bugie questi sono i risultati”, conclude.

 

“Chi comanda nei Cinque stelle?”, si domanda Andrea De Maria, responsabile Formazione Pd. “Casaleggio che è un titolare di azienda, derubricato a tecnico dal Direttorio? Grillo, che fa il garante e ha fatto due passi indietro? Il Direttorio, che tace e non è in grado di prendersi la responsabilità neanche di sospendere un sindaco? Lo staff anonimo del blog? Sono domande a cui i fallimenti nelle amministrazioni dove governano stanno dando esaurienti risposte. Se in tre quarti dei comuni che guidi hai problemi, che vanno dal fallimento amministrativo ai guai giudiziari, è evidente che il problema è nei vertici. Le città italiane e il Paese non si meritano tanta opaca incapacità”.

“E si il M5s non è il Pd. E ne siamo orgogliosi”, replica Ernesto Carbone a Di Maio, che afferma “noi non siamo il Pd”. Continua Carbone: “Lasciamo a Di Maio la sua manifesta incompetenza, il suo imbarazzante doppio pesismo, le sue arrampicate sugli specchi. Gli lasciamo l’onore, come responsabile enti locali, di un partito azienda con atteggiamenti da setta che vanta nel 75% dei comuni che guida, 14 su 17, disastri amministrativi, guai giudiziari, sindaci sconfessati eche epura con mail anonime, partite da server segreti, i suoi esponenti con procedimenti che ricordano le fatwe. Forcaioli con gli altri e pelosamente docili con gli amici. Un gruppetto di capetti che fa il bello e il cattivo tempo e che ha sostituito il motto ‘uno vale uno’ con un più veritiero ‘io sò io e voi non siete…’. Una volta, forse, esisteva un Movimento, oggi solo una corte bizantina con qualche reuccio tipo Di Maio”.

 

“Pizzarotti deve rispondere alla legge italiana, non ad una comica fatwa dello staff di Beppe Grillo. Le norme interne del M5S sono usate ad personam, a parità di situazione infatti, il primo cittadino di Parma viene sospeso, quello di Livorno osannato”, afferma Andrea Marcucci, presidente della commissione Cultura del Senato. “A Parma il M5S è praticamente nato- aggiunge- nella stessa città rischia di entrare in crisi profonda a causa delle sue contraddizioni e della sua ormai manifesta incapacita’ ad amministrare”.

 

Intanto, a carico degli amministratori 5 stelle vengono alla luce altre indagini: “Altro che trasparenza, solo ieri si è scoperto che il sindaco di Pomezia, Fabio Fucci, è stato indagato per tre anni. Di Maio e Di Battista, che a novembre 2015 erano a Pomezia per l’inaugurazione di un asilo, sapevano che il loro sindaco avesse ricevuto un avviso di garanzia? E se lo sapevano, perché non hanno informato i cittadini?”. Lo dice Lorenza Bonaccorsi, presidente del Pd Lazio e componente della segreteria nazionale Pd. “Pizzarotti viene cacciato perché non avrebbe comunicato al Direttorio – prosegue Bonaccorsi – di essere sotto indagine. E con il sindaco di Pomezia come sono andate le cose? Solo ieri si è saputo che è stato sotto indagine giudiziaria per tre anni, dal 2013 a oggi. In quel caso gli esponenti 5stelle sapevano e hanno taciuto? Siamo a tre pesi e tre misure: a Livorno, Quarto, Pomezia, Parma ci sono sempre decisioni diverse. L’unica certezza, il comun denominatore, è che dove governano fanno danno: in 13 comuni su 17 hanno terremotato le amministrazioni con guai giudiziari, espulsioni, dimissioni”.

 

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