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Morassut: “Il PD si trasformi nei Democratici”

Il «Il Pd si trasformi nei Democratici. È urgente. La Lega ha stravinto. È iniziata la mutazione della bestia populista: Berlusconi è stato il primo, poi M5S ha mutuato certe forme da “partito azienda”. Il fallimento di M5S ha aperto la strada a Salvini. La Lega ha oggi un messaggio nazionale e popolare. Oggi è a un passo dalla vittoria totale».

Da anni Roberto Morassut, deputato di lungo corso del Pd, propone la trasformazione del partito, creatura ormai fuori tempo, secondo lui.

«Il Pd ha resistito, nonostante l’astensionismo. Ma da solo non basta. I tempi per le elezioni politiche non sono lontani. La matematica spinge al voto e per Salvini arriverà l’occasione per rompere gli indugi. Anche perché sa bene che il tempo delle illusioni è breve. Noi dobbiamo costruire in fretta un centrosinistra in grado di competere».

Per ora il vostro alleato di centro non c’è.

Non serve tornare agli anni 90 e dire : guardiamo al centro. In questa Italia e in questa Europa l’assioma ceto medio uguale moderati è saltato. Se qualcuno pensa che, dividendoci, il campo democratico si allarghi, sbaglia: la storia d’Europa dimostra che le destre estreme si sconfiggono con larghe unità e non con scissioni. Il Pd deve aprire un’interlocuzione con tutte le forze che si richiamano al riformismo democratico, con vari accenti di centrosinistra: +Europa, Verdi e Sinistra italiana, Moderati. L`obiettivo è un soggetto che raccolga queste forze nei Democratici, elidendo la denominazione di “Partito”. Deve essere visibile il superamento delle camere stagne attuali.

Queste forze sarebbero fagocitate dal Pd?

Non si tratta di sommare sigle, ma di un percorso costituente, di una ricostruzione di una forza che rimette in discussione se stessa, il suo programma ed i suoi gruppi dirigenti.

In ogni caso è una discussione congressuale, e voi avete appena fatto un congresso.

No, è lo sviluppo di un congresso che si è svolto proprio sul tema del rinnovamento del Pd. Da anni insisto nel dire che dobbiamo fare una grande innovazione strutturale costruendo un nuovo soggetto più di “movimento” in un contesto tutto diverso dal 2007. È venuto il momento di provarci. Occorre aprire questa “costituente” anche al contributo diretto del mondo associativo e del volontariato.
Questa azione potrebbe influire sullo stesso orientamento di parte degli elettori 5 Stelle e di parte dei loro gruppi dirigenti. Sarebbe un errore tornare a discutere sull’alternativa tra alleanze di centro e alleanze di sinistra. Occorre muoversi in tutte le direzioni ma non nell’ottica di una coalizione bensì in quella di una nuova forza maggioritaria e popolare capace di opporsi ad una forza maggioritaria di destra che si sta formando nel vivo del Paese.

Ma è l’idea del Pd autosufficiente di marca veltroniana, modellata sul maggioritario.

Non era autosufficienza. Ma non voglio riaprire un tema che è sempre stato fonte di equivoco. Serve un soggetto unitario ma permeabile ed elastico, con una forma federativa o confederativa che non comprima le differenze ma le metta dentro un perimetro comune. Il Pd, così com’è, non riesce a svolgere questo compito perché è un partito classico, con strutture rigide. Dobbiamo imparare a navigare in un mondo fluido.

L’attuale legge elettorale è in buona parte proporzionale. Non è più utile una coalizione, che consente a ogni partito di fare il suo lavoro politico?

Ne abbiamo parlato. Sono contento che Zingaretti abbia annunciato l’avvio di una “fase costituente”. Si tratta di sperimentare, non c’è un manuale di istruzioni.

Gli elettori 5 stelle non sono più interessati a un rinnovamento nel programma del Pd più che a una rifondazione della forma partito?

I 5 stelle sono avversari. Niente “alleanze”. Ma il loro esercito è in difficoltà, abbiamo il dovere di entrare nelle sue linee interne. I discrimini valoriali vanno tenuti fermi. Per noi un individuo è portatore di diritti fondamentali che prescindono dal genere, dal colore della pelle, dalla confessione religiosa, dalle scelte sessuali. Basta con la sovrapposizione sicurezza-immigrazione.
Va rotta l’equazione più sicurezza meno immigrazione perché su questa ideologia si fonda il consenso della Lega e delle destre.

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