«Il Pd è in campo con un risultato importante. Se i numeri saranno quelli delle proiezioni, significa che siamo l’alternativa ai gialloverdi». Andrea Orlando è uno dei vice segretari dem. Arriva al Nazareno nel tardo pomeriggio e tiene i contatti con i circoli e con i dirigenti. La parola d’ordine è: cauto ottimismo, bisogna aspettare i dati definitivi prima di lasciarsi andare alla soddisfazione per avere raggiunto e forse sorpassato i grillini. Le Europee sono il primo test elettorale e politico per il partito di Nicola Zingaretti, segretario da poco più di due mesi.
Andrea Orlando, se il risultato si conferma tra 21-25% è la resurrezione del Pd?
«Il Pd non è mai morto. Il punto fondamentale per noi era però capire se il partito era o meno in campo. Se questo risultato fosse confermato dai dati reali, il Pd è in campo ed è l’alternativa. Tuttavia aspettiamo i numeri veri per dire se è per noi la buona giornata che sembra».
Dica la verità, a urne ormai chiuse, la scommessa del Pd è stata il sorpasso sui 5Stelle?
«No, la scommessa era avere un buon risultato, e se va così, il risultato c’è».
E ci sarebbe anche il crollo dei 5Stelle.
«Stiamo ancora parlando di previsioni, ma se confermate sarebbe clamorosa la caduta dei grillini di oltre dieci punti che direbbero due cose: la natura fallimentare della linea di Luigi Di Maio.. E sarebbe anche la smentita di tutti coloro che teorizzavano la fine del bipolarismo tra destra e sinistra, ritenendo che sarebbe stato rimpiazzato da bipolarismo tra i due populismi. Ebbene non va così».
Il boom della Lega non vi preoccupa?
«Sì, non si può che essere preoccupati per l’avanzata di Salvini».
Pensa ci sia aria di crisi di governo?
«Ma la crisi c’è già».
Nel senso che c’è una impasse del governo gialloverde che ha trascorso gli ultimi mesi tra liti e campagna elettorale continua?
«La crisi è la conseguenza del totale immobilismo del governo».
Lei ritiene che post voto per l’Europa, l’esecutivo potrebbe non avere più la maggioranza?
«Se anche continuasse ad avere una maggioranza, questo governo non ha più una linea politica. Nemmeno un simulacro di linea politica».
Quindi la crisi di governo, per cui voi spingete, potrebbe avvicinarsi: siete pronti al voto e anche a un governo tecnico?
«La nostra posizione non cambia ed è stata sempre quella di tornare subito alle urne».
Quale è lo scenario politico del futuro prossimo che ritiene più probabile? Un ritorno del centrodestra unito? Un patto tra voi dem e i 5Stelle?
«Non azzarderei adesso futuri scenari. Aspettiamo e cerchiamo di capire. Sul Movimento 5Stelle abbiamo detto ripetute volte che siamo alternativi. Il Pd è alternativo a entrambe le forze politiche, sia ai 5Stelle che alla destra evidentemente. Il nostro obiettivo è costruire un nuovo centrosinistra».
In Piemonte avete avuto una brutta batosta con la sconfitta di Chiamparino.
«È una sconfitta dovuta al traino del vento favorevole alla Lega nonostante la grande prova di Chiamparino».
Le divisioni rimaste sopite tra i dem potrebbero adesso risvegliarsi. Crede che Renzi possa lasciare il Pd?
«No, non lo credo».
Ma l’ex segretario dice che si vince al centro con i voti dei moderati, cosa ne pensa?
«Che mi sembrano categorie del secolo scorso, francamente non adeguate alla sfida anche culturale a cui siamo chiamati. Io guardo al malessere sociale che mi pare sia distribuito in modo trasversale».
Nei paesi Ue l’affluenza è aumentata rispetto al 2014, segno che i sovranisti portano comunque acqua al mulino dell’Europa?
«In molti paesi Ue c’è stata una reazione per difendere l’Europa».