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Pil, il Treno Pd e la Nazionale di calcioL’eNews di Matteo Renzi

La Nazionale di calcio per la prima volta in 60 anni non si qualifica per i Mondiali. I problemi del mondo sono altri, per carità. Ma dispiace vedere dei bambini e dei ragazzini in lacrime perché per tutti noi, che amiamo rincorrere una palla fin dai tempi in cui si giocava in piazza e si gridava “macchina” quando passava qualche auto, il mondiale è sempre qualcosa di magico. E io capisco le lacrime di quei ragazzini. Ci sono altri leader politici che si sono buttati come sciacalli su questa vicenda a cominciare da Salvini che ha dato la colpa all’immigrazione.

Chi conosce il calcio sa che gli argomenti di Salvini sono ridicoli: gli stranieri stanno in Germania, Francia, Inghilterra, Spagna, ovunque e ancora molti di noi hanno nella mente l’immagine della Francia multietnica campione del mondo nel 1998. Ma indipendentemente da questo credo che la serata di ieri per alcuni aspetti purtroppo “storica” imponga a tutto il movimento calcistico una riflessione, in primis al Presidente Tavecchio e al CT Ventura. Il calcio in Italia è un’emozione fantastica ma mai come in questo momento ha la necessità di essere totalmente rifondato, a cominciare da come stiamo in tribuna nelle partite giovanili noi genitori fino ai diritti televisivi e alla promozione del calcio italiano all’estero.

Non partecipare al Mondiale di Russia è una sberla enorme. Facciamo sì che aiuti tutti a cambiare radicalmente, da subito. Ripartiamo dai volontari dei settori giovanili e da chi crede nella magia di questo sport. Intanto però un pensiero a chi ci ha messo la faccia anche ieri come ha fatto sempre negli ultimi vent’anni e che ieri ha chiuso con la Nazionale: Gigi Buffon. Anche nella disfatta si vede chi è un uomo vero. Grazie Capitano, ciao Gigi.

Ma parliamo dell’Italia, vi prego. Mettiamo al centro i bisogni della gente, senza tatticismi politici. Noi lo faremo

Il PD intanto ha chiuso una direzione nazionale senza litigare al proprio interno e questo fatto costituisce una sorpresa persino per molti di noi. La sintesi è che vogliamo parlare dei problemi concreti degli italiani. In questi anni abbiamo fatto molto, la vera sfida oggi è il futuro, senza abiure e senza veti. Su questo siamo concentrati e su questo chiameremo a impegnarsi le energie migliori del Paese come per esempio Paolo Siani in prima fila a Napoli nella lotta alla povertà educativa e minorile (qui una sua intervista a repubblica di oggi). E su questo siamo pronti a fare un’alleanza larga senza mettere veti, senza personalismi. Ma parliamo dell’Italia, vi prego. Mettiamo al centro i bisogni della gente, senza tatticismi politici. Noi lo faremo.

 

Anche per questo riparte il Treno. Nella settimana scorsa ho toccato Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna. Oggi si riparte ancora da Vicenza, poi Trentino Alto Adige e Lombardia. Qui trovate alcuni video. E alla bella politica sarà dedicata l’ottava edizione della Leopolda (L8). Il titolo sarà INCONTRO. Perché racconteremo molti degli incontri di quest’anno, perché saremo felici di ritrovarci, perché chiederemo a ciascuno di essere protagonista della Leopolda. Vi aspettiamo come protagonisti, non come spettatori. L8, da venerdì 24 novembre a domenica 26 novembre. Nel posto in cui con molti di voi ci siamo conosciuti e ci incontreremo di nuovo.

 

Pensierino della sera.


Per anni ho detto che l’Italia sarebbe ripartita a condizione di fare le riforme e smetterla con la rassegnazione. All’inizio della legislatura il PIL era a meno 2, adesso sfiora più 2 se guardiamo i dati usciti stamattina (il coraggio paga). Non ci credevano in tanti, mi davano del folle ottimista. Ma il tempo è un signore distratto che prima o poi ristabilisce la verità. Con la stessa forza con cui dicevo che saremmo ripartiti, dico adesso che il meglio deve ancora venire. Che il milione di posti di lavoro è solo l’inizio. Che l’Italia può guidare il rilancio dell’Europa. A condizione che facciamo le cose serie, senza inseguire venditori di fumo e profeti dell’assistenzialismo. Questa, cari amici, è la ragione per la quale non molliamo. Possono attaccarci, insultarci, offenderci: noi pensiamo al bene dell’Italia. Un sorriso e avanti, avanti insieme.

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