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Renzi: «Obama è il riferimento mondiale dei dem»

Renzi che nella due giorni milanese dell`ex numero uno americano è stato il suo vero alter ego, la persona con cui Obama ha speso più tempo e ha discusso più a lungo su tutti i temi dell`attualità mondiale. Un Renzi euforico, loquace, mattatore nonostante il «culto» di Barack Obama abbia assunto negli spazi della Fiera di Rho connotati da rockstar, restringendogli il campo.

 

Certo ha molto solleticato l`ego notoriamente sensibile dell`ex presidente del Consiglio, il fatto che nel suo discorso di ieri l`ospite venuto dal futuro gli abbia più volte reso credito, facendone il suo interlocutore privilegiato, come quando ha ricordato il «grande lavoro» fatto insieme a «Matteo» al vertice sui cambiamenti climatici di Parigi per arrivare allo storico accordo del 2015.

 

«A me sembra molto bello – mi dice Renzi al termine della manifestazione di Seeds&Chips – che Obama all’estero abbia scelto di ripartire dall`Italia. Aveva concluso la sua presidenza con una cena di Stato in onore dell`Italia, un gesto importante e anche commovente per l`attenzione dedicata non tanto al governo quanto al Paese. E ora ricomincia da qui, con una scelta che riempie di orgoglio. Questa è stata la città dell`Expo e ora nessuno sembra ricordare la verità di quella manifestazione, le cose fatte per salvarla a cominciare dalla creazione dell`ufficio di Raffaele Cantone, quando le accuse di corruzione rischiavano di travolgerla. Voglio dire che dietro la decisione di Obama di venire qui oggi, c`è una grande storia milanese e una grande storia italiana, anche dal punto di vista dei temi: il cibo, la salute, i cambiamenti climatici. A parte la soddisfazione personale e la felicità di riabbracciare un amico, è una bella vittoria per Milano e per l`Italia».

 

Nei colloqui riservati di lunedì, Obama e Renzi hanno dedicato molto tempo all`elezione di Emmanuel Macron e alle sue conseguenze politiche. Con il siparietto della telefonata al neo-presidente, altro frutto dell`iperattività renziana: «Ieri pomeriggio è andata così. Ho detto a Obama che volevo fargli da assistente personale. E ho chiamato Macron al telefono, trascurando però il fatto che ora è il presidente della Repubblica. Quindi non l`ho raggiunto subito, ma l`ho avvertito per sms per prepararlo. Quando lui ha richiamato, gli ho detto: “Sono l`assistente personale del presidente Obama, glielo passo”».

 

Gag a parte, «Obama ha sottolineato che la strada maestra sono le politiche grazie a cui lui ha avuto successo a casa sua e per le quali nel nostro piccolo ci siamo battuti come forsennati nei Consigli europei, cioè quelle degli investimenti e della crescita. La speranza è che Macron, proprio nel momento in cui sottolinea l`importanza dell`Europa, valorizzi questo profilo che punta a mettere l`accento sullo sviluppo e non sull`austerity. Sono convinto che lo farà e ovviamente Paolo Gentiloni con il governo italiano saranno al suo fianco». E quanto all`obiezione che Macron privilegia l`Europa, senza però mai fare il verso ai populisti, Renzi ribatte: «Guardate che Macron sta dove sto io: Europa sì, ma non così». Ma il clou inedito dei colloqui, quello che Renzi definisce «il punto più intrigante e interessante», è stato il desiderio di Obama di far partire da Chicago un`iniziativa globale, sulla quale l`ex presidente degli Stati Uniti ha esplicitamente chiesto un coinvolgimento
dei democratici italiani.

 

«Nei prossimi mesi, oltre a fare il segretario del Pd, mi occuperò di questo: la nostra idea dei millennials in direzione del passaggio della torcia a una nuova generazione in politica va proprio nella direzione indicata da Obama. Siamo democratici, o democrats, perché crediamo in una certa idea del mondo globale. Quindi i cambiamenti climatici, ma anche la sostenibilità alimentare, l`identità, i diritti sociali».

 

Matteo Renzi si schermisce alla mia battuta, che dopo l`Ulivo mondiale è l`ora del Partito democratico mondiale: «Non mi affretterei a trovare una sigla». Ma l`idea sembra proprio quella: «Una grande cornice internazionale, nella quale c`è un leader eccezionale, Obama, che interpreta in modo originale il suo ruolo post Casa Bianca: apre il centro della sua Fondazione, crea la biblioteca, fa conferenze,
ma si pone anche come pivot di un universo politico dove c`è attenzione all`Africa, all`Asia e nel contempo si sottolinea l`importanza dell`Europa. Obama ci chiede una mano con l`obiettivo di far crescere dal basso una generazione di nuovi leader, che sposi il globale con il locale, cioè i grandi temi con la capacità di agire concretamente, e abbracci in modo ottimista l`uso delle nuove tecnologie senza negare i problemi che comportano. In questo senso Obama è veramente il riferimento dei democratici a livello mondiale. Abbiamo già avviato contatti, manderemo alcuni dei nostri a Chicago, insomma ci lavoreremo ancora. Obama ha detto che tornerà fra 15 giorni, mi è sembrato entusiasta e determinato. Credo si possa fare un bel lavoro insieme».

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