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Sala: “Sui migranti la sinistra non gridi ai fascisti, risponda a chi ha paura”

Sindaco Giuseppe Sala, il senatore dem Bruno Astorre loda CasaPound perché sta in mezzo alla gente, lei su La Verità invita a distinguere gli immigrati africani dagli altri: essere di sinistra oggi vuol dire essere di destra?

Il parlare chiaro ai cittadini non è né di sinistra né di destra. Io ho fatto un discorso serio sulle difficoltà evidenti di integrazione per alcuni immigrati. Non è facile per tutti come è stato al tempo per i filippini. A sinistra abbiamo perso troppo tempo sull’immigrazione. Serve un piano nazionale per l’integrazione, servono fondi e impegno.

 

L’hanno criticata per aver detto che “l’immigrazione africana porta persone con istruzione pari a zero e che non hanno mai lavorato”.

La frase non mi è uscita benissimo. Ma se non affrontiamo le paure e i bisogni dei nostri concittadini, come sinistra resteremo al 15%. Ci sarà pure una via di mezzo tra Salvini che dice ‘chiudiamo i porti’ e la sinistra che per anni ha detto ‘siamo tutti fratelli’. Gli immigrati che arrivano dall’Africa partono da un ‘tessuto’ diverso dal nostro. Se non integrati, hanno più facilità a ritrovarsi per strada e quindi a delinquere. Io non ho tessere dipartito, ho 60 anni e non devo fare carriera. Da cattolico, la solidarietà e l’accoglienza sono parte del mio vissuto. Forse sono più libero di altri che, pur pensando la stessa cosa, non si esprimono per opportunità.

 

Non starà inseguendo Salvini, per lanciarsi in un progetto politico nazionale, a partire dal Nord?

Io vado in giro a dire: signori, noi dall’apertura ci guadagniamo perché attraiamo investimenti, turismo, paghiamo il prezzo dell’immigrazione. Ma questo discorso sui territori non ha presa. La gente è razzista? Parte dal concreto. Se l’immigrato bivacca nel parchetto dove gioca mia figlia, se nella graduatoria per le case popolari a lui la assegnano prima di me… Non siamo razzisti ma lo diventiamo quando gli immigrati toccano i nostri bisogni e opportunità. E qui torniamo alle periferie.

 

E alla Lega che avanza, dicono i sondaggi, anche a Milano. Cresce l’insoddisfazione proprio nelle periferie e nelle zone semi-centrali.

Non è vero che a Milano siamo forti solo in centro. Il mio gradimento è al 60%. È che Salvini sa parlare a chi cerca sicurezza. E micidiale: è bravo in questo, c’è poco da fare. E mette in difficoltà Di Maio e i 5stelle perché sembra più concreto. Ma quando festeggia per la vittoria di Bolsonaro in Brasile, mi spaventa.

 

Al netto dell’accoglienza dei rifugiati, pensa che l’immigrazione vada controllata?

Il mio modello per chi arriva per motivi economici si fonda sui fabbisogni reali dei lavori. C’è ancora tanto lavoro nel nostro Paese. Ma certi mestieri i nostri figli non vogliono farli. A Milano il 19% dei residenti è di origine straniera. Senza gli immigrati la città si ferma. Il 30-40 per cento dei bar sono gestiti dai cinesi, la metà delle pizzerie dagli egiziani, per non parlare delle badanti. In Lombardia gli imprenditori extracomunitari sono 114 mila. Bisogna, lo dico da manager, connettere domanda e offerta. Non possiamo per anni solo parcheggiare chi arriva e spendere soldi, e basta. Salvini dice ‘riporto 600 mila immigrati a casa loro’: in media rimpatriamo 20 mila persone all’anno. Quando iniziamo a chiedere conto di tutte queste balle?

 

Manca l’opposizione.

Al Pd manca prima di tutto un leader. Renzi un tentativo lo aveva fatto, salvo poi circondarsi di quattro fedelissimi. Il potere va diviso.

 

Che fare quindi?

Il Pd non può ripartire da persone della mia età. In confronto aM5S e Lega, noi non siamo giovani e abbiamo facce usurate. Nando Pagnoncelli mi ha detto: ‘Pensa alle ultime foto della campagna elettorale: Salvini era in piazza Duomo col rosario in mano; i grillini con i loro ministri, per dare l’idea di essere pronti a governare; la foto del Pd era la manifestazione antifascista a Macerata’. Lo dico da antifascista: è un errore usare l’antifascismo come simbolo della nostra esistenza politica.

 

L’avrebbe mai organizzata una Leopolda in stile talk show?

No. Ma Renzi è così. Non siamo allineati. L’ultimo contatto tra me e lui è un sms a febbraio. Non so dove lo porterà questa strada. Non c’è mai autocritica. I cittadini sono sensibili su questo. Nessuno lo vuole crocifiggere, ma… Pare amareggiato… Dopo la sconfitta del Referendum gli ho consigliato di farsi da parte per un po’. Ma lui non riesce a star fuori. Non so se sia ancora contemporaneo vivere solo di politica.

 

Qual è la sua idea di sinistra?

Una sinistra che non deroga su diritti e democrazia e che sia in grado di impadronirsi di alcuni temi che devono essere nostri. Su tutti: ambiente e questione femminile. Andiamo oltre il dibattito: voto Minniti o voto Martina.

 

Lei chi vota?

Non voto. Come alle scorse primarie. Ma vorrei un segretario che faccia il segretario un giorno a Roma e il resto della settimana in giro per l’Italia. E che si circondi di persone valide.

 

Cosa deve fare il Pd in vista delle Europee?

Presentarsi con il simbolo e il nome del Pd, perché piaccia o meno ha un senso; parlare di contenuti e temi contemporanei; fare liste con facce e logiche davvero nuove.

 

E intanto a Milano, viste le ultime manifestazioni, qualcosa si muove dal basso?

C’è un po’ di orgoglio a essere resistenti, non tanto contro la visione sovranista-populista, ma verso chi premia nella gestione della cosa pubblica la poca competenza. Questo per i milanesi è difficile da digerire.

 

Chi ha in mente?

Il Movimento 5 Stelle ha il merito di sentire i bisogni della società. Ma, per ora, ci fermiamo a questo.

 

È stato un errore non costruire un fronte con i 5 Stelle e spingerli verso la Lega?

È stato un errore aver troncato il dialogo. Sulle singole cose ci sentiamo diversi, ma le istanze comuni ci sono. Ripartiamo da quelle.

 

È sicuro di non candidarsi?

Almeno per altri due anni faccio il sindaco. Poi si vedrà.

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