“Siamo stati costretti ad alleanze anomale per portare a compimento le riforme necessarie ad evitare di doverne stringere in futuro”. Lo dice al Corriere della Sera Giorgio Tonini, senatore del Pd e presidente della commissione Bilancio commentando le polemiche sorte dopo la condanna in primo grado di Denis Verdini. “La lotta alla corruzione è un tema centrale per il Pd e per il governo. In tutte le forze politiche c’è qualcuno che mette in atto comportamenti sbagliati, e per questi casi ci sono la magistratura e la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva”, aggiunge. “Nel Pd, chi è accusato si autosospende o viene sospeso. Ma ovviamente queste sono regole che valgono nel nostro partito. Verdini è un senatore di un’altra formazione e non ha incarichi di governo”, sottolinea.
L’alleanza “è frutto dell’accordo, stretto davanti a Giorgio Napolitano per appoggiare le riforme, fra Pd, tutto il Pdl di allora e i centristi. Napolitano accettò il suo secondo mandato al Quirinale proprio sulla garanzia che tutti avrebbero appoggiato le riforme”. “Questa legislatura è segnata da quell’alleanza. Il Pd non ha i numeri e il M5s per tre volte ci ha detto no. L’unico modo per ottenere riforme e stabilità è l’alleanza con il centrodestra. Dal Pdl sono nati cinque gruppi: come le nuvole di De Andrè vanno, vengono, ogni tanto si fermano”.