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Trasporti, Delrio: «Rota è bravo, devono ascoltarlo. Lo Stato non darà altri fondi»

«Noi abbiamo realizzato il più grande piano di finanziamento della storia per il rinnovo del parco autobus, treni e navi. Lo Stato ha fatto la sua parte, ora tocca agli enti locali». Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Graziano Delrio interviene sulla questione romana dell’Atac. Un affaire che però non è solo locale, visto che, come spiega, ad affossare buona parte del sistema del trasporto pubblico italiano c’è in prima fila proprio la Capitale. Ministro, l’Atac, l’azienda dei trasporti di Roma, è sull’orlo del collasso.

 

Cosa si può fare per salvarla?
«Il grido di allarme lanciato da due direttori generali tra i più competenti non solo in Italia ma anche in tutta Europa, Marco Rettighieri e Bruno Rota, dice che non si possono più rimandare le decisioni necessarie per la riorganizzazione».

 

Però Rota è stato fatto fuori dall’amministrazione capitolina.

«Io credo che la politica debba stare fuori dalla sfera di influenza del management. I problemi del trasporto pubblico in Italia sono dovuti principalmente a due aziende in crisi, Roma e Napoli: servono piani di risanamento seri e adeguati».

 

L’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo chiede l’apertura di un tavolo, che abbia più partner regionali e nazionali. Siete favorevoli a partecipare?
«Noi siamo sempre disponibili a collaborare e non siamo insensibili al fatto che c’è un’azienda che dà lavoro a 12 mila persone. La mobilità è un diritto sacrosanto, che a Roma non è abbastanza garantito. Ma abbiamo messo un mucchio di soldi per il rinnovo del parco autobus: quasi sette miliardi di euro. E inoltre abbiamo riscritto le regole, invitando a riorganizzare i bacini di mobilità, a bandire gare, a promuovere la concorrenza e a proseguire nella lotta all’evasione tariffaria».

 

Quindi non ci saranno altri contributi per salvare Atac?
«La nostra parte noi l’abbiamo fatta. Non si può pensaresempre di risolvere le situazioni di difficoltà con continui finanziamenti straordinari. Serve un processo di riorganizzazione che consenta di ridurre l’evasione tariffaria e di migliorare l’efficienza del sistema. Se si riuscisse, a livello nazionale, a ridurre l’evasione del 10%, avremmo 30o milioni di euro in più. Se si riuscisse a caricare il 3% di passeggeri in più, cosa che sarà possibile con il nuovo parco mezzi, avremmo tutti 400 milioni in più a disposizione».

 

A Roma non è facile riuscire a garantire l’efficienza necessaria, anche per gli errori
del passato.
«Il governatore laziale Zingaretti, grazie a ottimi manager, è riuscito a far funzionare l’azienda regionale Cotral che, dopo i debiti e gli insuccessi, è diventata un’azienda sana che investe sulle persone e sui mezzi».

 

Rota chiede di procedere in fretta con il concordato preventivo.

«Se manager di quel livello dicono che occorrono decisioni rapide, credo che vadano valutate. Io non sono azionista e non faccio parte del cda del l’Atac, ma credo che i suoi moniti vadano presi in considerazione seriamente».

 

Il ministro Carlo Calenda ha firmato il referendum dei radicali sulla messa a gara del trasporto pubblico. Lei lo firmerà?
«Io non sono residente a Roma e quindi non posso firmare quel referendum. Ma noi abbiamo fatto una legge per dire che siamo a favore di gare pubbliche su bacini stabiliti e siamo favorevoli alla concorrenza. In Toscana e Friuli si è già lavorato in quest’ottica».

 

Roma chiede, al di là del, l’Atac, maggiori attenzioni e risorse allo Stato.
«Abbiamo già fatto una legge speciale per Roma Capitale. E abbiamo messo a disposizione un fondo per la ristrutturazione del debito già al tempo dei sindaci precedenti. Non mi pare che ci sia stata disattenzione. E non credo che Roma debba lamentarsi più di tanto. I finanziamenti da soli non risolvono il problema dell’efficienza. Di certo, non c’è nessun pregiudizio nei confronti dell’amministrazione dei 5 Stelle. Del resto abbiamo già messo finanziamenti su Torino, Napoli e Roma, che non mi pare siano del Pd».

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