E adesso che succede, Sandra Zampa? Si apre il forno del Pd?
«Guardi -risponde l’ex vicepresidente dem- trovo inaccettabile l’essere definiti un “forno” (da Di Maio, ndr). Mi pare anche un modo un po’ volgare di pensare la politica. Comunque aspettiamo, sarà il presidente della Repubblica oggi a decidere, a indicare la strada».
E se Mattarella dovesse indicare un’esplorazione dalle vostre parti?
«Beh, allora basta con tatticismi e furbizie, che hanno tenuto il Paese fermo fino ad oggi. Il M5S deve venir fuori con chiarezza e trasparenza».
E il Pd?
«Il Pd deve aprire un’interlocuzione, non deve rifiutare un’ipotesi di confronto…».
Vuol dire sì al governo Pd-M5S?
«Inimmaginabile. Ma il Pd deve pretendere dei chiarimenti dai 5 Stelle sui grandi temi: l’Europa, la povertà , l’immigrazione. Noi non siamo la Lega. Per fortuna, neppure Di Maio e Di Battista sono mai andati a trovare Orbà n…».
Sì, ma il governo?
«Io credo sia giusto oggi che il Pd lasci nascere un governo a 5 Stelle. Con l’astensione, l’appoggio esterno, non so…».
La base è d’accordo?
«Facciamo un referendum, interpelliamo il popolo delle primarie. Magari già in settimana, online. Sono passati 5o giorni dalla sconfitta del 4 marzo e non si è fatta ancora una discussione interna. Credo che la Direzione debba riunirsi al più presto. Molti nostri elettori hanno votato per i 5 Stelle, ma non sono loro ad averci voltato le spalle, forse siamo stati noi…».
Lei non ha firmato il manifesto delle donne dem per denunciare il maschilismo nel partito.
«Era inadeguato alla gravità del problema. Le pluricandidature, accettate dalle donne a danno di altre donne, sono solo l’esito di un percorso sbagliato. Donne che hanno affidato il loro destino a capi e capetti di correnti invece di pensare che la parità di genere è un valore fondante del Pd. Il partito paritario è nel nostro statuto. La battaglia riguarda tutti».
