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Zanda: mai dare per scontata la conquista della democrazia

Nelle parole del capo dello Stato, il presidente dei senatori dem Luigi Zanda ha letto un appello agli elettori: «Attenti alla democrazia, attenti alla stabilità politica. Non buttate via quello che abbiamo costruito».

 

Cosa l’ha colpita del discorso di Mattarella?

«L’ho trovato serio, sobrio, incisivo e mi hanno molto colpito i riferimenti alla democrazia. Non dobbiamo darla per scontata, in una Europa dove sono presenti forze antisistema e populismi di bassa lega. Ed è come se il presidente avesse detto agli elettori di riflettere bene, prima di scegliere a chi affidare il loro futuro».

 

Se dalle urne esce la paralisi, si torna al voto, o si va avanti con un Gentiloni bis?

«Alcuni temono il pericolo che le elezioni consegnino tre forze che si paralizzano vicendevolmente, ma io non credo che ci sarà lo stallo. Con il nuovo Parlamento il governo si dovrà dimettere e da quel momento il futuro politico ditutti, compreso Gentiloni, sarà nelle mani del presidente Mattarella. Penso che dalle urne uscirà una formazione guida, intorno alla quale sarà possibile costruire una maggioranza».

 

Il Pd parte terzo…

«Invece io ritengo che quella guida possa essere il Pd».

 

Denis Verdini profetizza che una maggioranza si troverà, grazie a nuovi parlamentari «responsabili».

«Nella legislatura che si è appena chiusa i veri responsabili nei confronti del Paese sono stati le senatrici e i senatori del Pd, che in condizioni molto critiche hanno tenuto sulle loro spalle tre governi».

 

Il centrosinistra arriva al voto con due forze in lotta tra loro, una guerra fratricida che vi farà perdere?

«Il comportamento di Liberi e Uguali è molto asimmetrico rispetto a quello del Pd. Nelle loro dichiarazioni leggo parole gentili verso il M5S e molto livore verso i dem, neanche fossimo noi il nemico politico. Non mi sembra una buona linea».

 

Perché non raccogliete l’appello di Enrico Rossi a non dilaniarvi nei collegi?

«Parleremo di collegi quando avremo liste e candidati. Ma mi sembrerebbe giusto fare la battaglia contro Di Maio, Salvini e Berlusconi».

 

Il consenso di Di Maio la preoccupa?

«No, gli italiani hanno capito la natura antisistema del M55 e sapranno pesare quanto vale un Di Maio. Se Grillo e Casaleggio, che sono il vero capo e il vero padrone, gli hanno ceduto il passo, è perché sentono che il movimento
sta arrivando al capolinea. Il vincolo di mandato è una picconata alla Costituzione».

 

Berlusconi male minore?

«No, è un male in sé, il protagonista di un ventennio che ha messo in ginocchio l’Italia. Lui dice di condividere le posizioni di Merkel, poi si allea con Salvini che è il partner politico di Le Pen».

 

Si può riprendere il filo del dialogo con Mdp e Leu, cominciando dal Lazio dove Zingaretti è in affanno?

«Zingaretti non mi sembra in affanno, anzi è un buon modello di governo regionale. A me piacerebbe una ripresa di rapporti e persino di riunificazione con Mdp, ma da parte loro vedo una ostilità praticamente quotidiana».

 

Quale sarà il ruolo di Gentiloni in questa campagna?

«Gentiloni ha mostrato di essere un politico di razza e un buon governante, credo che la sua prima responsabilità nei prossimi mesi sarà quella del governo del Paese. Naturalmente è un dirigente del Pd e farà la sua campagna ma terrà distinti i due ruoli».

 

Non si limiterà alla ordinaria amministrazione?

«In un Paese come l’Italia l’ordinaria amministrazione è data anche dalla necessità di governare questioni complicate. Credo che Gentiloni dovrà prendere decisioni».

 

Orlando chiede liste condivise: le minoranze saranno accontentate?

«Il Pd ha i dirigenti migliori e deve valorizzarli tutti».

 

Lei si candida?

«Deciderà il mio partito».

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