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Il deferimento di fronte alla Corte di Giustizia non è edificante, ma la questione esiste, inutile negarlo. Dobbiamo garantire l’effettivo pagamento delle fatture secondo i tempi dettati dalla direttiva».
 
Dopo Enzo Moavero, che iniziò nel 2012 la battaglia in Europa per cancellare la peggior fama (con la Grecia) della pubblica amministrazione italiana, a Bruxelles la palla avvelenata è finita nelle mani del sottosegretario Sandro Gozi.
 
Gozi, è dai tempi di Monti che si parla di questo problema, e siamo ancora qui
 
«Nel 2014 siamo partiti da una situazione ancora disastrosa: lo ammette la stessa Commissione Ue. Rispetto ad allora le cose sono notevolmente migliorate: eravamo attestati a 180 giorni, ora siamo attorno a 90. Ciò detto, non basta. Il moloch della burocrazia inefficiente non è facile da abbattere. Le abitudini e le inerzie sono dure a morire».
 
Le leve dello Stato le avete voi. Possibile sia così difficile ordinare alle amministrazioni di fare il proprio dovere?
 

Le amministrazioni centrali pagano nei tempi


 
«Le amministrazioni centrali pagano nei tempi. La Consip, tante Regioni e Comuni lo fanno. Ma è altrettanto vero che ogni amministrazione ha il suo grado di autonomia. Non è facile arrivare ovunque».
 
La direttiva europea scrive che il tempo massimo peri pagamenti dovrebbe essere di trenta giorni, solo in alcune circostanze si può arrivare a sessanta. Noi viaggiamo fra i novanta e i cento giorni. Ancora troppo non crede?
 
«Sì, troppi. Il deferimento deve aiutarci a fare l’ultimo sforzo».
 
Molti imprenditori lamentano i limiti del nuovo codice degli appalti. Dicono che in alcune parti è scritto male, e invece di ridurre i tempi, talvolta li allunga. Cosa risponde?
 
«Il Tesoro dovrebbe presentare un emendamento alla legge di bilancio in discussione alla Camera che introduce un termine perentorio di trenta giorni per tutti i certificati di pagamento relativi agli acconti degli appalti».
 
Pensa che funzionerà?
 
«La norma modifica l’articolo 113-bis del codice, e scrive chiaramente che quella scadenza è derogabile solo se espressamente concordato».
 
Gli addetti ai lavori dicono anche che la responsabilità è nell’uso dei fondi europei: prima passano alle Regioni, solo dopo ai Comuni. È così?
 
«Toscana, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Lazio: le Regioni che vanno nella direzione giusta sono molte. La situazione è peraltro meno grave di quel che appare».
 
Che intende dire?
 
«Ora nei rapporti con la pubblica amministrazione c’è l’obbligo di fatturazione elettronica, e questo aiuta. Inoltre esiste una piattaforma elettronica di monitoraggio dei dati. Purtroppo non tutte le amministrazioni li hanno aggiornati: sono ventiduemila».
 
Alla faccia della promessa di limitare le centrali di acquisto a trenta. O no?
 
«La questione riguarda tutte le amministrazioni. Riformare uno Stato non è semplice».