Con la riforma della Pubblica amministrazione tagliamo un doppio traguardo nel nostro percorso riformatore. Da un lato, ammoderniamo il sistema Italia, dall’altro mettiamo benzina nel motore del cambiamento.
Le parole chiave di questo nuovo corso sono trasparenza, merito, produttività, innovazione e responsabilità. Dobbiamo passare da uno Stato pesante a uno Stato pensante. Da un edificio dall’accesso talvolta complicato, per molti versi ancora sorretto da impalcature ottocentesche a una struttura semplice, moderna, capace di dialogare e di interagire, umana.
La sfida è chiara: definire nuove e più efficaci norme che regolino, a tutti i livelli, i processi decisionali e di controllo. Significa ridurre i tempi, tagliare le procedure ridondanti. E anche accelerare il processo di informatizzazione e di digitalizzazione. Le deleghe che consegniamo al Governo aprono finalmente la strada che porta all’era della cittadinanza digitale. Siamo di fronte all’opportunità di dare vita a una infrastruttura del tutto nuova, che rafforzi la democrazia e lo Stato di diritto fornendo servizi certi con regole certe.
Sotto questo profilo, questa idea di amministrazione digitale moltiplica e amplifica i progetti di semplificazione. È il caso della profonda revisione prefigurata dalla delega per le forze di polizia, che punta a unire tutti i servizi strumentali (caserme agli uffici acquisti ai mezzi di trasporto), a eliminare le duplicazioni di funzioni, a razionalizzare le varie catene di comando. È il caso della drastica riduzione delle partecipate, con un nuovo modello che prevede limiti più stringenti alla loro costituzione e maggiori vincoli di efficienza.
Partecipazione e produttività sono elementi profondamente legati: come dimostra la deludente esperienza degli anni passati, non è attraverso tagli lineari alla P.a. o una violenta delegittimazione dell’impiego pubblico che si arriva a ridefinire contorni più snelli e meccanismi più limpidi e controllati. Occorre allargare, consolidare i momenti di partecipazione diffusa, ideare nuovi strumenti di feedback per aumentare la trasparenza, da sempre l’antidoto migliore ai fenomeni di corruzione, clientela e malagestione.
È lo spirito del Freedom of information Act, di cui indichiamo principi e criteri fondamentali e che vogliamo diventi lo strumento principe per l’accesso dei cittadini a tutti i dati delle pubbliche amministrazioni. Tutto questo richiama la necessità di far corrispondere all’autonomia delle dirigenze conseguenti responsabilità nelle decisioni. Bisogna superare le strutture organizzative a «responsabilità limitata».
Non c’è strada migliore per reimpostare i rapporti tra politica e istituzioni, incardinando la nuova dirigenza su binari «manageriali». Non c’è via più diretta per sfrondare radicalmente la burocrazia, rilanciare modelli organizzativi e progetti innovativi, trasformando finalmente l’amministrazione pubblica in un fattore decisivo di crescita e di sviluppo nazionale.
Ernesto Carbone, responsabile PA, Innovazione e Made in Italy nella segreteria Pd su l’Unità.tv