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ODG sulla riduzione del numero dei parlamentari

1- La riduzione dei Parlamentari è solo un primo tassello molto parziale di un necessario processo complessivo di riforme.
Il Partito Democratico, che non ha condiviso la richiesta di referendum perché si era realizzato un accordo politico in occasione dell’ultima lettura parlamentare , intende utilizzare la campagna per rilanciare oltre ai contenuti sin qui concordati nella maggioranza soprattutto le proprie posizioni di merito.

 

2- Per questo rigettiamo la posizione infondata secondo cui una volta approvata la riduzione il Parlamento sarebbe delegittimato. Il Parlamento si legittima costantemente con la propria capacità di riforme, anche sul piano istituzionale per tornare a votare alla scadenza che la Costituzione indica come fisiologica con istituzioni rinnovate.

 

3- Il percorso è già iniziato su un progetto su cui la maggioranza si è impegnata a votare in Aula al Senato prima del referendum per parificare gli elettorati attivo e passivo a diciotto e venticinque anni.

 

4- Il percorso potrà essere sollecito come altresì convenuto dalla maggioranza col voto in Commissione alla Camera anche su due altri testi: il progetto di legge Brescia depositato a gennaio per una nuova legge elettorale politica capace di contenere in modo serio la frammentazione politica e quello costituzionale per superare la base regionale nell’elezione dei senatori (che consente di far fronte ai problemi di rappresentanza delle Regioni medio-piccole) e per ridurre i delegati regionali nell’elezione del Presidente della Repubblica ripristinando il fisiologico rapporto quantitativo rispetto ai parlamentari. Sulla legge elettorale confermiamo che l’accordo sulla soglia di sbarramento nazionale non può essere oggetto di mediazioni al ribasso.

 

5- I gruppi del Pd organizzeranno altresì in tempi brevi un seminario aperto sulla riscrittura dei Regolamenti parlamentari conseguente alla riduzione del numero degli eletti con particolare riferimento ai soggetti (gruppi parlamentari) e all’organizzazione (in particolare alla struttura delle Commissioni) in modo da essere pronti al confronto di merito con tutti già nelle settimane successive all’entrata in vigore della riduzione.

 

6- Il Pd lavorerà attivamente dopo il referendum anche per il completamento delle proposte il cui indice è presente nell’accordo di maggioranza, rispetto alla riforma del rapporto fiduciario che va ripensato anche alla luce della nuova legge elettorale e a forme di differenziazione del bicameralismo che consentano anche di limitare i conflitti con gli enti territoriali.

 

7- Sul rapporto fiduciario il Pd assume come modelli di riferimento da sottoporre alla valutazione dei gruppi e, salvo ulteriori approfondimenti, quelli del parlamentarismo razionalizzato (Cancellierato, Governo del Primo Ministro) delle grandi democrazie europee. In particolare introducendo la sfiducia costruttiva con l’indicazione in positivo del nominativo di un Presidente del Consiglio da proporre per la nomina al Capo dello Stato. Verrebbe anche conferito al Presidente del Consiglio il potere di proporre al Presidente della Repubblica la revoca dei ministri.

 

8- Negli stessi termini sulla differenziazione del bicameralismo in prospettiva il Pd propone la costituzionalizzazione della Conferenza Stato-Regioni e nel frattempo la partecipazione ai lavori del Senato dei Presidenti di Regione con diritto di voto sulle leggi particolarmente rilevanti nel rapporto con le autonomie, in particolare per quelle relative all’autonomia differenziata e nel caso di ricorso ad una clausola di supremazia nazionale grazie alla quale su proposta del Governo la legge dello Stato possa intervenire in materie non riservate alla legislazione esclusiva quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse nazionale.

 

Andrea Orlando
Brando Benifei
Debora Serracchiani
Franco Mirabelli
Anna Ascani
Alessia Rotta

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