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Orfini: l’Italicum si cambia se il Pd sarà unito

Orfinum, anzi Italikos trasposizione greca dell’Italicum – per cercare di uscire dalle secche di una discussione che vede ogni parte in causa arroccata sulle sue posizioni e tutte in attesa di capire come andrà a finire il referendum costituzionale. I Giovani turchi la loro proposta l’hanno avanzata: non un’altra legge elettorale ma un Italicum modificato. E sono convinti che possa trovare convergenze in Parlamento. Troppo ottimisti? Secondo il presidente del Pd, Matteo Orfini, no.

 

Orfini, con questa proposta di modifica lei dà un colpo mortale al ballottaggio a cui Renzi tiene molto. Crede sia una mediazione accettabile per il segretario?

La mia posizione rispetto al ballottaggio è nota: non mi convince. Ho sempre pensato che un sistema parlamentare si sposi meglio con una legge elettorale a turno unico. Il ballottaggio esiste in sistemi diversi dal nostro, come in Francia dove c’è il semipresidenzialismo e spesso si traduce in un voto “contro” più che in un voto “per”. Ecco perché quando si è aperta la possibilità di apportare modifiche all’Italicum mi è sembrato giusto proporre migliorie in grado di rendere il sistema più equilibrato.
Il tema adesso è trovare un punto di caduta in grado di creare una maggioranza in Parlamento per una nuova legge elettorale. Lei ha sondato gli umori intorno all’Italikos?

Bisogna partire da qui: una maggioranza parlamentare si può determinare se il Pd è unito. Se noi avanziamo una proposta che sia condivisa prima di tutto al nostro interno sono sicuro che in Parlamento delle convergenze si possono trovare. Ci sono altre forze politiche che ragionano su sistemi non molto diversi dall’Italikos e forse potrebbe suscitare interesse sia alla nostra sinistra, sia tra i centristi, sia nel centrodestra.
Per Renzi vorrebbe dire rinunciare a uno dei pilastri dell’Italicum, il ballottaggio.

Nel momento in cui il segretario ha detto che è a modificare la legge elettorale vuol dire che a qualcosa dovrà rinunciare. Il ballottaggio non è l’unico modo per garantire la governabilità.
L’Italikos come supera i limiti rimproverati all’Italicum?
Conferma larga parte dell’impianto dell’Italicum ma interviene sul premio di maggioranza rendendolo più equilibrato. C’è un turno unico e il premio di governabilità va al primo partito che con 90 seggi in più in Parlamento è decisamente più forte. Il premio al partito è uno dei meriti dell’Italicum che ha superato la coalizione. Sono d’accordo con quanto sostiene Gianni Cuperlo secondo il quale sarebbe un grave errore tornare a quella logica. Peraltro si ridarebbe un potere di condizionamento ai piccoli partiti, come ci ha insegnato la storia. Con l’Italikos, invece, se il primo partito si aggiudica al primo turno consensi intorno al 35% avrà la forza di governare da solo, altrimenti dovrà cercare un accordo in Parlamento come è giusto che avvenga in un sistema come il nostro. Se non volevamo una democrazia parlamentare dovevamo fare una riforma costituzionale di tipo semipresidenziale.
Secondo i sondaggi che girano al Nazareno, sulla base dei quali hanno fatto delle proiezioni sui vari sistemi elettorali, l’Italikos non garantirebbe maggioranze lineari.
Se al Nazareno si facessero obiezioni di questo tipo, e non mi risulta, vuol dire che saremmo all’analfabetismo politico. È del tutto evidente che il sistema elettorale orienta il voto e nella logica dell’Italikos è ovvio che sarebbe stimolato il voto ai partiti principali per consentirgli di governare autonomamente. Inoltre, per vincere le elezioni e governare bisogna prendere i voti. Pensare di vincere con il 25% grazie ad un sistema che ti raddoppia i seggi è una forzatura.
Capolista bloccati: vanno eliminati?
Ho sempre ritenuto che le preferenze non siano il sol dell’avvenire. Se superarle significa tornare ai collegi va benissimo.
Lei ha detto che il Pd dovrebbe arrivare unito su una proposta di modifica. La minoranza dem mette sul piatto il Matterellum.
È una legge completamente diversa rispetto all’Italicum. Io non ho interesse a presentare una proposta di bandiera, ma punto a costruire un’alternativa possibile. Sta alla minoranza dimostrare che l’intenzione è sincera e che non si tratta di una battaglia strumentale.
 

Intervista di Maria Zegarelli per l’Unità

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