spot_img
spot_img
HomeArchivioOrlando: "No al proporzionale...

Orlando: “No al proporzionale puro, il modello giusto è quello spagnolo”

Onorevole Orlando, avete votato il taglio dei parlamentari, ma un pezzo del Pd si è turato il naso.

«Di per sé questo non è un passaggio storico nè una sconfitta della politica. Del taglio dei parlamentari si parla da moltissimo tempo e in tutta Europa perché le assemblee furono concepite in anni in cui le distanze erano maggiori e, se si guarda l’Italia, bisogna ricordare che gli enti territoriali intermedi non c’erano ancora.

A mio avviso l’esultanza di alcuni si giustifica poco perchè non è stato risolto il problema della maggiore funzionalità del sistema che si realizza solo andando oltre il bicameralismo perfetto superando i piu significativi anacronismi del sistema.

Una parte delle risposte possono venire da quelle che sono state definite garanzie costituzionali che devono armonizzare questo intervento e da una significativa riforma dei regolamenti parlamentari. Ma un fronte rimane comunque ancora aperto ed è quello della maggiore efficienza delle istituzioni che si può ottenere, per esempio, con il rafforzamento del ruolo dell’esecutivo per andare verso il cancellierato e con le commissioni che possono funzionare in modo ordinario in sede legislativa. Sono questioni di cui si parla da molti anni e che il taglio non risolve, anzi, rende ancora più urgenti».

Il taglio rende più urgente anche la riforma elettorale.

«Intanto mettiamo dei paletti oggettivi da cui partire. Primo, l’esigenza di evitare sbarramenti impliciti eccessivamente alti perche nelle piccole regioni il taglio dei parlamentari rischia sostanzialmente di cancellare una parte troppo significativa del voto. La seconda questione riguarda il rischio che alcuni territori non siano rappresentati. Infine ci sono le indicazioni della Corte costituzionale dalle quali non ci possiamo allontanare: evitare premi di maggioranza irragionevoli e assicurare un rapporto tra eletti ed elettori. Se si parte da qui abbiamo già una griglia chiara delle cose che vanno affrontate».

Quale legge risponde a questi requisiti?

«Ne dovremo discutere all’interno del Pd e con gli alleati. Io ho una mia personale idea: il sistema che può garantire di più questi paletti, evitando al contempo un’eccessiva frammentazione della rappresentanza e introducendo una certa semplificazione, può essere il sistema spagnolo.

Cioè un sistema di collegi con liste molto corte e senza recupero su base nazionale. Questo sistema premia le forze radicate in determinati territori e, a seconda di come vengono disegnati i collegi, assicura un diritto di tribuna a tutti. Sì, perché in Spagna hanno grandi collegi metropolitani dove si passa anche con una soglia molto bassa. Contemporaneamente, però, questo sistema evita un quadro eccessivamente frammentato. Ciò detto, valgono le indicazioni di Zingaretti. Non dobbiamo rinunciare a un’ambizione bipolare e rassegnarci alla frammentazione del proporzionale senza correttivi».

Aspettate di vedere se vi alleate con M5S prima di decidere la riforma?

«No: se così fosse, io non proporrei questo sistema che prevede le alleanze dopo elezioni. E comunque la questione delle alleanze a mio avviso non è un punto focale. Ci vuole un sistema che funzioni a prescindere dalle condizioni contingenti. Le alleanze fatte per forza non producono stabilità, come abbiamo visto».

Dicono che vogliate tenervi il Rosatellum.

«Io credo che nel momento in cui finiremo il percorso delle modifiche costituzionali senza una riforma già pronta avremo un vuoto pericoloso. Abbiamo l’esigenza di fare la riforma partendo da un interrogativo: l’attuale legge ha funzionato? Doveva servire a due cose: a realizzare delle coalizioni e a ricostruire un rapporto tra cittadini ed eletti. Ebbene, le coalizioni sono andate in pezzi il giorno dopo il voto e la gente ha votato prevalentemente i partiti e non i candidati dei collegi. Alla prova dei fatti, questa legge è fallita, perciò è un ripensamento è necessario».

Se in Umbria perdete non farete più alleanze con M5s?

«Ogni regione è un caso a sé. caso Peraltro l’accentuazione civica che emerge da queste esperienze dimostra come non si può costruire nessun tipo di modello predefinito. Le forze civiche cambiano di regione in regione».

A proposito di Umbria, Vincenzo Bianconi è nell’occhio del ciclone…

«Mi baso sulle notizie che ho letto. Se non ho capito male gli si sta contestando di fare l’imprenditore, e questo da parte di forze che fanno delle imprese una bandiera. Se poi ci saranno altri elementi ne discuteremo, ma vorrei sottolineare che quando Bianconi ha vinto queste gare non era candidato a niente, dovesse essere eletto immagino non parteciperà alle gare, quindi non si capisce quale sia il tema».

In Direzione proporrete la segreteria collegiale?

«Mi auguro che si vada a un approdo di questo tipo. L’unità è la risposta necessaria alla rottura rappresentata dalla scissione e può aiutare a rilanciare l’iniziativa».

Ultimi articoli

Correlati

Primarie PD: i risultati definitivi

La Commissione nazionale per il Congresso rende noti i dati definitivi sull'affluenza alle Primarie del 26 febbraio e...

PD, oggi alle 15 il passaggio di consegne Letta-Schlein

Si svolgerà oggi alle 15 nella sede del PD di Via Sant’Andrea delle Fratte 16 il passaggio di...

Buon lavoro Elly Schlein

“Il popolo democratico è vivo, c'è ed è pronto a rialzarsi con una linea chiara. Ce l'abbiamo fatta,...

Roggiani, affluenza attorno al milione di votanti

​​​​​"Mancano ancora i dati di alcune regioni e di alcune città, ma possiamo dire che l'affluenza si aggirerà...

Vota per un nuovo Partito Democratico

Domenica 26 febbraio si vota per la nuova segretaria o il nuovo segretario del PD. I seggi saranno aperti...
spot_img