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Per area Expo, progetti di eccellenza, visione dell’Italia che verrà

“Per l’area dell’Expo serve un grande progetto che ne faccia un polo di eccellenza a livello europeo e non solo italiano e il governo è pronto a dare il proprio aiuto per tradurre in realtà questa visione”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi presentando al teatro Piccolo di Milano i programmi del governo per l’area di Rho su cui si è tenuta l’esposizione internazionale.

Oggi area Expo si compone di due grandi progetti – ha detto Renzi – da una parte immobiliare su cui il compito di leva e la responsabilità tocca agli enti locali. Noi come governo diamo la nostra disponibilità se richiesti, anche con la Cassa depositi e prestiti. Siamo pronti ad aiutare economicamente ma non abbiamo intenzione di fare alcun esproprio”.

Poi, ha aggiunto Renzi, “c’è la seconda parte, quella più propriamente di vocazione, di scintilla da far scoccare. Non si tratta solo di trasferire in loco degli immobili anche prestigiosi e lo dico perchè abbiamo ricevuto un progetto dall’agenzia del demanio che abbiamo apprezzato ma che non ha un respiro internazionale come lo merita Milano. Questo progetto prevede di realizzare un federal building ma noi riteniamo, e con noi lo hanno detto in tanti, che l’area deve avere un forte valore scientifico e culturale.

Da venerdì siamo pronti a mettere risorse ed energie, non vogliamo che Palazzo italia si fermi anche solo un secondo. Vogliamo che l’area Expo diventi un polo mondiale della genomica e dei big data – ha detto Renzi – e crediamo che la visione di Italia 2040 possa portarci a questo scopo, quello di fare dell’Expo un’ecosistema dell’innovazione in grado di attrarre investimenti puntando all’eccellenza”.

Parlando del Teatro Piccolo Renzi ha annunciato: “Ho chiesto al ministro della Cultura una accelerazione e mi prendo l’impegno perchè il Piccolo Teatro, prima che compia i settanta anni, possa avere quella autonomia che si merita. Essere qui al Piccolo oggi – ha sottolineato il premier- è per me una emozione soprattutto perchè questo teatro è un simbolo. Antonio Greppi, sindaco nel ’47 – ha ricordato ancora Renzi- ebbe l’intuizione di far ripartire la città da questo che era un luogo di tortura e che è diventato un simbolo di una città che ripartiva proprio attraverso la cultura”.

A proposito dell’azione del governo, ha sottolineato: “La politica torna a fare il suo mestiere, dopo anni di ubriacatura della tecnica. I dati Inps di oggi mostrano oltre 400mila nuove assunzioni ed è il segno di una novità. Negli ultimi 20 anni abbiamo parlato tutti i giorni di riforme, negli ultimi 20 mesi sono state realizzate. Qualcuno può apprezzare o contestare. Ora che la foga riformista si è impostata in modo organico, e indietro non si torna, dobbiamo scrivere la pagina più interessante, cioè quella del futuro del Paese, come sarà questo Paese tra 20 anni.

Questo governo è il numero 63 e io il presidente del Consiglio numero 27: tornare ad avere un governo ogni cinque anni, possibilmente legittimato dal voto, e’ una prima riforma molto semplice, che non ci porta ad essere visionari, ma ad essere in linea con quanto accade altrove”.

Su Expo Renzi in fine ha aggiunto: “Expo non l’ha vinto Milano ma i milioni di visitatori e gli italiani, ma se lo hanno vinto gli italiani, l’hanno salvato i milanesi. Non abbiamo portato qui i leader europei per fargli mangiare il risotto ma pensavamo che l’Expo dovesse essere un momento di riflessione sulle sfide del futuro, in particolare in riferimento alla situazione del Mediterraneo e delle migrazioni.
Se vuoi affrontare il tema dell’immigrazione non puoi affidarti al sentimento del momento, ma devi avere progetto di lungo periodo. Su questo l’Italia si sta attrezzando”.

Renzi ha quindi parlato di “Europa come luogo dell’identità e ha ricordato l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, celebrato ieri. Nessuno nell’89 avrebbe pensato che sarebbe venuto giù in modo così rapido – ha affermato – ma nessuno si sarebbe aspettato che si sarebbe tornato a parlare di un nuovo muro. Questo – ha osservato – è l’anno in cui l’Europa è tornata a discutere dei muri”.

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