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Rosato: non temo elezioni anticipate ma l’incertezza di una situazione confusa

Presidente Rosato, il patto a quattro si rivela tutt`altro che solido…
«Un`intesa tra i quattro grandi partiti sarebbe, e io mi auguro sarà, un evento storico rispetto all`incapacità di questi anni a dialogare proprio su riforme e regole. Ma è un percorso faticoso, non lo nascondiamo».

 

Grillo rimette in discussione l`accordo sottoponendo il testo finale a un nuovo referendum on-line.
«Non ci piace certo che i Cinquestelle, dopo aver votato in Commissione un testo, lo rimettano in discussione. Ma l`appello del presidente della Repubblica a fare una legge elettorale e a farla bene ci impone di trovare punti di mediazione lungo il percorso. Non cediamo sui contenuti, ma rispettiamo le esigenze per un confronto interno al proprio partito».

 

Ma cosa accadrebbe se domenica sera Grillo annunciasse che i Cinquestelle si chiamano fuori?
«La legge sarebbe morta. Finita. O ci siamo tutti e quattro o non ci siamo più».

 

Non tentereste un`intesa con Berlusconi e Salvini?
«Non esiste una legge di questo tipo approvata senza i Cinquestelle».

 

Paura di essere accusati di inciucio con il Cavaliere?
«No. Semplicemente è la scelta di tipo istituzionale fatta fin dall`inizio».

 

E come si andrebbe a votare? Per la Camera con l`Italicum corretto dalla Corte costituzionale e per il Senato con il Consultellum?
«Questo è un altro tema. Sono ottimista, credo che la legge verrà approvata».

 

Anche nel Pd non mancano i malumori. Orlando ha detto che avrà mani libere se qualche partito modificherà i termini dell`accordo…
«Sono convinto che Orlando e i suoi parlamentari sono, e saranno, coerenti con le determinazioni assunte nella Direzione del Pd e non con gli orientamenti che assumono gli altri partiti. E poi, il fallimento della legge elettorale con un voto segreto ricorderebbe esperienze molto brutte che abbiamo vissuto all`inizio della legislatura».

 

Ha ricordato i 101 franchi tiratori che affossarono la candidatura di Prodi al Quirinale…
«L`ho fatto per rammentare a tutti il grave danno arrecato alla politica italiana con la bocciatura di Prodi e lo sdegno dell`opinione pubblica davanti a voti che cambiano, in modo sleale e surrettizio, le determinazioni
ufficiali dei partiti».

 

Per il Pd questa intesa sulla legge elettorale, accompagnata dalla prospettiva del voto anticipato, sta diventando molto scomoda. Prima Letta, poi Prodi, infine Napolitano: non passa giorno senza che Renzi riceva scomuniche.
«Ci sono due tipi di critiche. Quella sul merito riguarda la scelta del sistema proporzionale e capisco bene le obiezioni. Anche noi eravamo per il maggioritario, ma i voti in Parlamento per questo sistema non ci sono.

C`è poi la critica di metodo e questa la capisco meno: il Pd è stato accusato
di aver fatto da solo la riforma costituzionale e l`Italicum. Ci dicevano:
“Vi chiudete e vi isolate”. Ebbene, adesso che facciamo lo sforzo di allargare il confronto alle grandi forze politiche, ci piovono nuove critiche.
E` ben curioso».
Ciò che non piace è il precipitare verso le elezioni anticipate. Questanon è una critica a prescindere.

«Non ho paura delle elezioni anticipate. Temo invece l`incertezza, l`insicurezza
e una situazione confusa in cui non si sa più chi sta in maggioranza e chi all`opposizione: Mdp vota regolarmente contro i provvedimenti del governo alla Camera e con Ap i rapporti si sono logorati in modo evidente. Così mi chiedo come si faccia a pensare che un governo possa andare avanti a prescindere. Per
fortuna Paolo Gentiloni è un ottimo premier, ha una buona squadra di
ministri e sa fare il suo lavoro. Però gli equilibri sono ormai molto, ma
molto, complicati».
In queste ore si fa un gran parlare della nascita di un nuovo Ulivo alla sinistra del Pd. Per voi sarebbe un bel guaio, non crede?
«Senza il Pd non può nascere alcun Ulivo, sarebbe un bonsai. Può nascere invece una nuova forza di sinistra con cui spero sia possibile collaborare».
Anche con D`Alema?
«Non vedo perché dovremmo collaborare, come dice la vulgata, con Berlusconi e non con D`Alema. Se alle elezioni non dovessimo raggiungere il 40% e fossimo costretti a scegliere un alleato per fare il governo, punteremmo al centrosinistra, non alle larghe intese con Forza Italia».

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