
«La sanità, soprattutto quella pubblica, deve essere il luogo dove i professionisti della salute si sentono a casa propria e dove si investe nella loro formazione e nella retribuzione, dove si valorizza il loro lavoro».
Così Sandra Zampa in un’intervista rilasciata a Sanità Informazione nell’illustrare le priorità che il Pd si è dato per la prossima legislatura.
“Il Pd punta sul riordino della medicina del territorio, avviato nell’ultima legislatura, ma al contempo anche a un rilancio della rete ospedaliera considerando che l’Italia ha un numero di posti letto inferiore alla media europea. Ma c’è anche il tema della salute mentale dove l’Italia sconta un grave ritardo: pensiamo a un piano straordinario per la salute mentale che promuova la presa in carico e l’inclusione con aumento dei finanziamenti fino a raggiungere il 5% del Fondo sanitario nazionale”.
“La prima cosa da fare è un piano straordinario per il capitale umano, per il personale. Serve un patto con gli operatori sanitari. Vanno garantite più assunzioni e stabilizzazioni, tema di cui nessuno parla: è molto più facile buttarsi sull’abolizione del numero chiuso, una misura che servirebbe poco o niente. Servono remunerazioni più alte, anche questo incide sul numero di professionisti che decidono di andare all’estero. La sanità, soprattutto quella pubblica, deve essere il luogo dove loro si sentono a casa propria e dove si investe nella loro formazione, nelle retribuzioni, dove si valorizzano i medici di medicina generale.
Va valorizzata la figura degli infermieri: dobbiamo prevedere per loro percorsi di avanzamento professionale, tenendo conto della trasformazione che questa professione ha avuto negli anni. Oggi si può immaginare un impiego più ampio, consentendogli di affiancare gli MMG anche nelle case di comunità”.
I sindacati hanno espresso molta preoccupazione, anche sulle procedure di valutazione dei titoli…
«Su questo però devo dire che le procedure sono troppo lunghe. Tutto quello che è un eccesso di protezionismo non va bene. Abbiamo procedure troppo lunghe per il riconoscimento dell’equipollenza e dei titoli. Comprendo però le preoccupazioni dei sindacati, hanno ragione».