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Napoli, Migliore: «Qui si consuma un’emergenza nazionale. Finanziare subito piani anti-devianza»

Domani pomeriggio parteciperà alla fiaccolata dei compagni di scuola del diciassettenne accoltellato lunedì, che dal quartiere Sanità arriverà in via Foria. Il sottosegretario della Giustizia, Gennaro Migliore, è «sconvolto» da quest`ultimo episodio di violenza giovanile.

 

Sottosegretario Migliore, ormai la triste sequenza di violenze gratuite traminorenni è diventata parte delle vicende criminali napoletane?
«Direi proprio di sì, se si mettono insieme gli episodi degli ultimi mesi.Lunedì, ho saputo in diretta, ad una manifestazione in cui ero con il questore De Jesu, dell`ultimo accoltellamento eseguito con incredibile ferocia».

 

Cos’è che la coinvolge di più nell’ultima vicenda?
«Che gli aggressori sembra siano ragazzini non imputabili, una gang conmolti giovanissimi al di sotto dei 14 anni , soprattutto, che ormai appare chiaro come in questa fascia di età a centinaia girino armati».

 

Cosa si può fare?
«Penso a interventi più severi nei confronti di questi ragazzini, rivedere magari qualche norma del codice per i minori. Ma questo è già l’aspetto repressivo, il dopo che scatena reazioni diverse. Di certo, occorre una partecipazione e una sensibilità generale di fronte ad un fenomeno così preoccupante. Per questo, sarò alla fiaccolata di venerdì».

 

I napoletani sono rassegnati alle baby gang?
«Nei commenti che leggo su Facebook, così sembra. Vedo tropparassegnazione e questo è un male, perché genera assenza di interesse generale anche a livello nazionale».

 

Troppa sottovalutazione nazionale sulle violenze delle gang minorili aNapoli?
«Sì. Eppure, credo sia oggi il maggiore problema della nostra città e deveriguardare l’intero Paese. Se tanti ragazzini, per situazioni sociali di degrado e contesti violenti, diventano protagonisti di episodi così efferati questo non può essere un problema solo della città di Napoli. È unproblema che riguarda il futuro di tutto il Paese».

 

Che interventi pensa si possano ipotizzare, in concreto?
«Le istituzioni non possono restare inerti. Bisogna avviareun programma di scolarità reale, che affronti sul serio il problema dell`evasione scolastica. Su questo, deve fare di più il governo centrale, ma anche le istituzioni regionali. Questi ragazzini, in età di scuola dell`obbligo, devono essere costretti a frequentare con ogni strumento possibile».

 

Basta farli andare a scuola?
«Sono convinto che, oltre ai progetti delle scuole aperte di pomeriggio, sarebbero necessari progetti di centri per attività formative, dei doposcuola, dei luoghi attivi
per attività sportive. Quello che hanno fatto e fanno alcune parrocchie da tanto tempo, dovrebbero farlo anche altri organismi o istituzioni per togliere questi ragazzini dal vuoto della strada offrendo esperienze di socializzazione».

 

Più interventi sociali?
«Sicuramente, il potenziamento dei servizi sociali credo sia indispensabile. Ilsindaco, come i servizi sociali comunali, devono farsi carico di programmi straordinarie, sulla base di progetti concreti, chiedere fondi che a livello centrale vanno poi trovati».

 

Pensa che le famiglie non abbianoresponsabilità su queste vicende?
«Tutt’altro. Sono convinto che si debba coinvolgere le famiglie nel recupero deiloro figli. La responsabilità genitoriale non è un dato teorico, ma ha bisogno di essere applicata sempre in concreto. Se i figli non vanno a scuola, bisognaindurre i genitori a trovare il modo di farli andare con gli strumenti adatti».

 

Cosa può fare, invece, il governo nazionale di cui fa parte?
«Il governo non deve fare l’errore di ritenere che si tratti di una questionelocale, ma comprendere che ormai, per come stanno le cose, è vera e propria questione nazionale che ha bisogno di interventi mirati. Sono stati già finanziati fondi per interventi sulle periferie. Ora, siamo di fronte ad un nuovo caso Napoli, con la degenerazione violenta di situazioni di degrado in più zone della città».

 

Che impegno si sente, da napoletano, di assumere su questo tema?

«Mi farò carico di porre la questione al governo centrale. Bisogna far arrivare all’attenzione del Paese il tema delle gang giovanili napoletane, che hanno come solo valore la violenza senza scenari o obiettivi di organizzazioni criminali. Parlarne per intervenire, senza timore di poter creare danno alla città. Maggiore danno deriverebbe dall’indifferenza e dal silenzio. Inquadrare il fenomeno nel suo giusto contesto, senza strumentalizzazioni, mapoi studiare rimedi».

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