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Roberti: “Camorra stracciona il pericolo è massimo. Far sentire forte la presenza dello Stato di diritto”

È in giro per la campagna elettorale. Dopo la Puglia, in Calabria. Franco Roberti, già procuratore nazionale antimafia, capolista del Pd alle Europee, naturalmente è molto attento alle ultime vicende criminali napoletane.

 

Roberti, si spara all’ospedale Pellegrini proprio come si fece nell’agguato al Cardarelli nel 1988. Cosa ne pensa?

«Ricordo l’episodio del Cardarelli, mi occupavo anche del clan Stolder che fu protagonista di quell’agguato in corsia. Fu un episodio tremendo, con due morti dinanzi agli altri pazienti. Il precedente sull’attualità esiste, ma con molte differenze rispetto ad oggi».

 

Di quale tipo?

«Mi sembra che lo scenario in cui è maturato l’inseguimento e la sparatoria al Pellegrini sia ancora nebuloso. Non esiste una configurazione camorristica precisa, ma certo c’è un grave episodio che dimostra quanto oggi la città sia in preda ad una criminalità stracciona che si muove senza preoccuparsi di eventuali riprese nelle videocamere di controllo».

 

Il capo della polizia, Franco Gabrielli, parla di «criminalità gangsteristica». Condivide la definizione?

«Sì, vi aggiungerei anche stracciona. Mettendo insieme gli episodi di piazza Nazionale e dell’ospedale Pellegrini, viene fuori proprio una forma criminale dilettantesca e, per questo, impudente. Non esistono più organizzazioni camorristiche strutturate, ma uno scenario polverizzato dove le gang, prive di disegni criminali strategici, si muovono d’impeto e scatenano violenze a catena per conquistare o difendere guadagni illeciti».

 

Cosa si può fare di fronte a questo scenario?

«Far sentire forte la presenza dello Stato di diritto. Il governo centrale mi sembra distratto da altro, i famosi rinforzi di agenti non sono ancora arrivati in città. Non mi sembra che si abbiano idee strategiche chiare».

 

Napoli è un’emergenza?

«Sì, è certamente emergenza sulla criminalità. Ci aggiungerei, con diverse similitudini, anche altre emergenze come quella negli ultimi anni a Foggia, dove sono stato e ho verificato tante analogie con la situazione napoletana. Le risposte vanno date, in maniera decisa e chiara».

 

Tolleranza zero?

«Sì, ma non deve essere una frase vuota. Significa invece iniziare finalmente ad assicurare legalità ovunque. In questa fase, va attuato un controllo intenso in alcune zone con sofferenze particolari, come il centro storico».

 

Da dove si può iniziare?

«Da un tavolo di lavoro e collaborazione non episodico tra più istituzioni. Comune compreso. Il controllo della città ha bisogno anche dell’apporto della polizia locale, affrontando sacche di illegalità sottovalutate che sono brodo di cultura di scenari criminali. Ma c’è molto da fare anche per assicurare una repressione reale, non solo annunciata».

 

A cosa si riferisce?

«Ad un sistema giudiziario che abbia i mezzi e le possibilità per portare fino in fondo il suo compito. Mi ha molto preoccupato l’allarme del presidente della Corte d’appello di Napoli sulle difficoltà a rendere esecutive le sentenze. Significa che mancano cancellieri e che vanno assunti con le risorse necessarie al sistema giudiziario».

 

E la prevenzione?

«Anche in questo caso non funzionano solo gli annunci. Le risorse alle forze di polizia non vanno lesinate se si vuole davvero assicurare quei controlli a tappeto in zone a rischio, con perquisizioni mirate alla ricerca di armi».

 

È in campagna elettorale, il tema sicurezza è sentito nelle altre regioni del Mezzogiorno?

«Molto. Ho fatto prima l’esempio di Foggia, dove c’è un allarme criminalità che gli inquirenti lanciano da tempo. Senza dimenticare la Calabria. È un tema dove l’impegno dello Stato deve essere molto forte».

 

Di recente, il filosofo Aldo Masullo ha promosso una raccolta di cento firme a sostegno della sua candidatura alle Europee. Cosa ha pensato su questa iniziativa?

«Mi sono sentito molto onorato. Che Masullo, o Maurizio De Giovanni e tutte le altre personalità che hanno firmato, sostengano la mia candidatura è per me motivo di grande responsabilità. Ho provato emozione, di fronte a questo attestato di stima. Spero, se sarò eletto, di poterne essere degno».

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