spot_img
spot_img
HomeArchivioTerrorismo, Mogherini: "Vinciamo coordinando...

Terrorismo, Mogherini: “Vinciamo coordinando le intelligence”

«Siamo in una fase nuova», assicura Federica Mogherini. I microgesti dei lupi solitari visti a Londra e Orly «arrivano in un momento di indebolimento dell’Isis» che, certo, «sta subendo perdite pesanti sul terreno». È un segno positivo, concede l’alto rappresentante Ue per la politica estera, sennonché «credo sia saggio mantenere molto alta la guardia». L’avviso è che «la battaglia contro il Califfato e il terrorismo va combattuta su diversi piani», con l’azione militare in Siria e Iraq, frenando il proselitismo del Califfo nei Paesi più sensibili e spingendo «sul pieno coordinamento dell’intelligence per prevenire gli attacchi». Il lavoro è ancora lungo: «Possiamo sconfiggerli militarmente, anche in tempi ragionevoli, però si impongono risposte più di lungo periodo per battere la tendenza a una radicalizzazione più strutturale».

La signora Mogherini è appena arrivata da Washington, dov’era per una serie di colloqui con la Casa Bianca. Da ieri sera è a Roma, dove domani si firma la dichiarazione solenne per i 60 anni dell’Unione. Mentre rientrava c’è stato l’attacco al Big Ben, nuova ragione di riflessione su come difendere i cittadini europei dalla furia dell’Isis. Dopo Charlie Hebdo lei aveva denunciato la gelosia fra i servizi segreti nazionali. «La situazione sta migliorando – argomenta -. Da Parigi in poi, il coordinamento tra polizie e inquirenti è cresciuto. Gli Stati europei riconoscono che è indispensabile condividere le informazioni, naturalmente con totale garanzia per i cittadini. Funziona di più. E posso assicurare che anche gli americani sono molto interessati a lavorare assieme a noi con Europol».

Battere la radicalizzazione richiede investimenti e cooperazione.

«Il fondamentalismo conquista i giovani senza presente e futuro, dobbiamo investire per dare loro spazio e speranza. Questo ha un costo».

Come la mettiamo con Trump che taglia i fondi umanitari?

«Ne ho parlato con l’amministrazione questa settimana. Il mio punto è che gli aiuti umanitari non sono carità, bensì parte integrante della nostra sicurezza. Servono a mandare a scuola i bimbi nel Corno d’Africa, in Mali, in Siria, a costruire il loro avvenire».

L’hanno rassicurata, a Washington?
«Abbastanza. La proposta della Casa Bianca deve passare attraverso il Congresso. Nessun bilancio è mai uscito come lo ha presentato il Presidente. Mi aspetto dunque che vi siano delle modifiche».

Proprio Sicurezza e Difesa sono ragioni per cui molti invocano l’Ue a più velocità.

«Una dimensione europea di Difesa già esiste, basti pensare alle sedici missioni in corso, come Sophia nel Mediterraneo. Due settimane fa abbiamo lanciato il comando unificato delle missioni militari Ue, dopo decenni di stallo. C’è un nuovo livello di ambizione che fa ben sperare. Perché quando si trova una volontà politica forte e unitaria, si decide velocemente con scelte operative. Sono certa che la dichiarazione di Roma sarà esemplare, alla voce Difesa. Si identifica un bisogno, si fanno scelte operative, si indica la prospettiva di lungo periodo».

La dichiarazione di Roma invita alle più velocità con un gioco di parole. E’ una scelta?
«L’importante è che le cose si facciano. Abbiamo tanti e tali problemi che litigare su una parola o l’altra deve essere l’ultimo. Contano le decisioni e le risposte concrete ai cittadini».

Il testo ha diviso Ovest e Est.

«E’ una rappresentazione che non rende giustizia alla realtà. Proprio nell’Est, e anche in Polonia il sostegno alle istituzioni europee tra la popolazione è molto alto. La realtà è che la tensione corre all’interno di ogni società, fra chi è cooperativo-solidale e chi alimenta il conflitto e spera, chiudendosi, di tenere fuori i problemi».

Non sarebbe stato meglio avere una dichiarazione di Roma più accessibile?

«A Roma riaffermeremo la volontà di stare insieme. Pochi mesi fa, all’indomani del referendum britannico, tutti scommettevano che sarebbe stato l’inizio della disgregazione. Invece ora diciamo insieme che intendiamo rimanere uniti e crescere insieme. Diciamo di esser uniti e investire nel nostro futuro comune».

Se un cittadino europeo le chiedesse “devo preoccuparmi più di Trump o Putin”?

«Gli direi di guardare più alle occasioni che alle paure. L’Ue ha in questo momento una grande opportunità di leadership politica, posto che si sia davvero uniti. Talvolta siamo troppo concentrati sui nostri limiti. Invece se si osservano le cose nel complesso, si vede che siamo il luogo dove i diritti sono più tutelati, la seconda potenza economica, il primo mercato. Siamo il posto dove si vive meglio al mondo. Questo non vuol dire che non ci siano delle minacce».

Il neo protezionismo americano o l’espansionismo russo?

«Non definirei mai gli Usa “una minaccia per l’Europa”, non lo saranno mai. E sono convinta che con la Russia si possa lavorare su molti fronti: lo stiamo facendo sulla Siria, sul nucleare iraniano, sul Medio Oriente. Alcune politiche possono essere problematiche. Ma nel complesso, di nuovo, vedo opportunità».

Ultimi articoli

Correlati

Primarie PD: i risultati definitivi

La Commissione nazionale per il Congresso rende noti i dati definitivi sull'affluenza alle Primarie del 26 febbraio e...

PD, oggi alle 15 il passaggio di consegne Letta-Schlein

Si svolgerà oggi alle 15 nella sede del PD di Via Sant’Andrea delle Fratte 16 il passaggio di...

Buon lavoro Elly Schlein

“Il popolo democratico è vivo, c'è ed è pronto a rialzarsi con una linea chiara. Ce l'abbiamo fatta,...

Roggiani, affluenza attorno al milione di votanti

​​​​​"Mancano ancora i dati di alcune regioni e di alcune città, ma possiamo dire che l'affluenza si aggirerà...

Vota per un nuovo Partito Democratico

Domenica 26 febbraio si vota per la nuova segretaria o il nuovo segretario del PD. I seggi saranno aperti...
spot_img