
Formazione iniziale, in ingresso e in servizio dei docenti sono le chiavi per accedere ad un complessivo miglioramento del sistema scolastico. Le principali tappe di un percorso condiviso sono:
- conseguimento dell’abilitazione tramite un percorso universitario/accademico di 60 Cfu (l’ipotesi della loro modularità, in porzioni da 30 Cfu, appare incoerente se non per i docenti “precari”);
- superamento del concorso per l’accesso all’insegnamento;
- anno di prova e conferma in ruolo.
Si corre quindi ai ripari, dopo la sconsiderata scelta, nel 2018, di cancellare il Fit, cioè il percorso di formazione, tirocinio e progressivo inserimento al lavoro .
Il PD non farà mancare appoggio e contributo all’avvio di un percorso di formazione alle competenze professionali per gli e le aspiranti docenti: sono i ragazzi e le ragazze a rivendicarne la necessità.
Aspetti cruciali
Innanzitutto, la collaborazione strutturata e paritetica fra i sistemi scolastico, universitario e dell’Afam: seppur ciascuno nei distinti ruoli e rispettive competenze, i tre soggetti devono cooperare nella co-progettazione, gestione e monitoraggio del percorso. L’attività di tirocinio diretto e indiretto diventa strategica, così come la collaborazione dei tutor scolastici. Nei percorsi formativi per la secondaria è quindi necessario distaccare a tempo pieno o parziale un congruo numero di insegnanti o dirigenti scolastici in funzione di tutor.
Coerenza tra contingente degli abilitati e fabbisogno
Il futuro contingente degli abilitati dovrà essere coerente con il fabbisogno del sistema educativo di istruzione e formazione: la programmazione degli accessi al percorso di formazione eviterà disfunzioni “accademiche” e manterrà allineate le attese degli aspiranti docenti e le esigenze delle scuole.
Gli snodi
Accenniamo per titoli, come promemoria per la futura decretazione attuativa:
- l’articolazione delle attività e dei contenuti formativi del percorso abilitante, le cui prove in itinere e conclusive dovranno essere coerenti con il profilo in uscita;
- l’organizzazione delle prove concorsuali per l’accesso al ruolo, che dovranno raccordarsi con la platea dei concorrenti (abilitati e/o non abilitati?);
- la curvatura formativa dell’anno di prova, per contemperare anche il cosiddetto “shock da realtà”, così che il neo-insegnante abbia il sostegno necessario nel mettere in pratica le conoscenze più aggiornate su apprendimento e insegnamento;
- infine, il rapporto, delicatissimo, tra le previsioni a regime e la disciplina transitoria, poiché le attese di chi, oggi, svolge la funzione insegnante necessitano risposte chiare.
Manuela Ghizzoni, Responsabile Istruzione, Università e Ricerca, Partito Democratico