Bambini che entrano insieme a scuola
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Proposta organizzativa per la riapertura della scuola

Il vuoto creato dalla sospensione della attività scolastiche e i limiti della didattica a distanza rilevati in questi mesi richiedono con forza soluzioni che garantiscano la sicurezza sanitaria e, al tempo stesso, tengano in particolare considerazione alcuni obiettivi che questi mesi di emergenza hanno reso ulteriormente prioritari: il contrasto alla diseguaglianza attraverso una scuola inclusiva che permetta lo sviluppo pieno delle potenzialità di ciascuno; la predisposizione e la cura di contesti di apprendimento declinati secondo le esigenze delle diverse fasce di età; la ricostruzione di ambienti di apprendimento che accompagnino bambini/e e ragazzi/e nel reinserimento in contesti a cui sentono di appartenere e in cui ricostruire la trama di relazioni (fra pari e fra adulti e allievi) che hanno lasciato prima dell’emergenza Covid19; il monitoraggio degli apprendimenti che persegua il valore formativo della valutazione per il raggiungimento dei traguardi di competenza e degli obiettivi di apprendimento.
 
Nel presente documento si illustra una proposta di organizzazione didattica ispirata da questi principi. Tale proposta si struttura in diversi scenari organizzativi per l’avvio dell’anno scolastico nella scuola del primo ciclo di istruzione e nella scuola secondaria di II grado, nonché nella formazione professionale e nei CPIA che mirano all’integrazione fra attività svolte dagli studenti a scuola e attività condotte fuori dalla scuola, con l’aiuto delle agenzie culturali, educative e sociali presenti sul territorio.

 

La proposta delinea un’articolazione dell’attività curricolare che prevede la possibilità, per ciascuna classe, di creare gruppi di apprendimento che svolgeranno tale attività principalmente in forma sincrona, anche se in luoghi differenti, al fine di garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza e salute relativi al distanziamento fisico: nel momento in cui uno dei gruppi si troverà all’interno della classe, l’altro svolgerà l’attività didattica presso altri spazi messi a disposizioni dalla scuola e/o dalle diverse realtà pubbliche e private presenti nel territorio dove si collocano i diversi Istituti scolastici. La proposta non vuole essere solo una operazione di maquillage volta ad affrontare l’emergenza sanitaria, ma intende dare voce a quella parte della scuola che si pensa come contesto educativo inclusivo e democratico, in cui gli allievi e le allieve si sentano protagonisti attivi, cittadini non solo del futuro ma anche della scuola in cui vivono. Una scuola, infine, che tenga conto sia delle diverse realtà di cui i ragazzi e le ragazze sono portatori e delle loro diverse condizioni familiari, socio-culturali, fisiche e psicologiche, sia dei diversi contesti territoriali in cui la scuola opera.
 
In questo percorso, le istituzioni scolastiche, i dirigenti scolastici e gli insegnanti non possono essere lasciati soli nella gestione di questa emergenza. È necessario che siano predisposte, da un lato, tutte le condizioni sanitarie e organizzative necessarie per garantire la salute e la sicurezza di allievi, famiglie e lavoratori; dall’altro lato è importante costruire una cornice progettuale di innovazione didattica.
 
Elenchiamo, dunque, i punti che consideriamo dirimenti per creare condizioni sostenibili per il rientro a scuola in sicurezza e con un progetto educativo e didattico di qualità:
A. Emanazione di linee guida in cui si definiscano protocolli nazionali univocamente interpretabili a cui le scuole fanno riferimento e su cui possano costruire il loro piano di progettazione nel pieno rispetto della legge dell’autonomia.
B. Investimenti ingenti sul personale scolastico (organico aggiuntivo di docenti, personale ATA, e distacco di figure di sistema (Cosiddette Figure di Staff) e sugli operatori del terzo settore che possano collaborare nelle proposte didattiche rivolte a gruppi di apprendimento (orientativamente raddoppiati rispetto ai numeri esistenti).
C. Ricognizione e riorganizzazione degli spazi e relativi interventi di edilizia scolastica.
D. Patto di comunità che costruisca un’alleanza scuola e territorio (Enti locali, Agenzie culturali, Terzo settore, etc.)
E. Progetto educativo chiaro e lungimirante
F. Piano di formazione dei docenti e degli operatori del terzo settore per preparare sin da subito il rientro a settembre.

 

A. PROTOCOLLO NAZIONALE

Sulla falsa riga di quanto disposto dal protocollo condiviso del 14 marzo per le altre realtà lavorative, è necessaria la stipula di un Protocollo Nazionale che dovrà definire “Protocolli di sicurezza anti-contagio” ad hoc per gli istituti scolastici. È altresì importante ricordare che queste azioni non possono essere a costo zero e che sono necessari investimenti in termine di personale, di formazione e di infrastrutture. Il MIUR dovrà redigere e emanare a breve un Protocollo Nazionale di intervento che fornisca precisi punti di riferimento e procedure chiare e dettagliate per definire come operare le scelte a livello locale, condiviso insieme alle parti sociali e sulla scorta di specifiche indicazioni sanitarie per il settore istruzione; il protocollo darà anche indicazioni su come definire i confini entro i quali collocare le diverse responsabilità. A questo riguardo, sarebbe opportuno costituire Centri Operativi di Coordinamento a livello provinciale/regionale che possano sostenere le scuole nella gestione dell’emergenza covid (interventi e reperimento materiali di carattere sanitario, raccolta, distribuzione e smaltimento DPI, raccolta esigenze e distribuzione Device per DaD). I Centri Operativi di Coordinamento potranno essere costituiti da rappresentanti degli EE.LL, della Croce Rossa, della Protezione Civile operanti sul territorio e da un rappresentante dell’USR e Ambito Territoriale. È fondamentale, infine, che sia istituito un ambulatorio medico almeno per ogni rete di scuole e/o che sia disponibile un medico scolastico per tutta la durata dell’orario scolastico.

 

B. PERSONALE SCOLASTICO

Utilizzando le risorse assegnate per la dotazione organica aggiuntiva (1 mld) per l’adeguamento dell’organico alle situazioni di fatto, occorre intervenire a sostegno delle istituzioni scolastiche che presentano maggiori criticità in quanto a spazi disponibili e conseguente rispetto del Protocollo sanitario per il distanziamento, arrivando ove possibile ad attribuire una quota rafforzata di organico docenti per favorire la suddivisione dei gruppi e la riorganizzazione dell’attività didattica giornaliera. L’organico assegnato potrà essere utilizzato o per il mantenimento delle condizioni preesistenti o per l’allargamento del tempo pieno affinché madri e padri possano conciliare l’orario di lavoro con gli orari scolastici, anche tenuto conto dei contraccolpi economici, lavorativi e personali che il covid ha avuto su molti nuclei familiari o per esonerare dall’insegnamento, totalmente o parzialmente, le Figure di Staff.
 
Va programmato un contingente sufficiente ad hoc di figure professionali fornite dagli Enti locali per alunni disabili e per poter operare interventi mirati rivolti agli allievi a rischio di abbandono scolastico.
Si potrebbe, inoltre, valutare se impegnare per le attività motorie, come figure docenti a tempo determinato, i tutor sportivi già impegnati nelle scuole e forniti da USR/Comuni/CONI.
 

C. ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI E ALLEANZA TRA SCUOLE, ENTE LOCALE, REALTÀ ASSOCIATIVE E DEL TERZO SETTORE

L’individuazione degli spazi da mettere a disposizione per le attività scolastiche assume una particolare rilevanza nei grandi contesti urbani e nelle aree metropolitane ad elevata densità abitativa poiché sono contesti nei quali la scarsità di strutture, l’elevato numero di istituti comprensivi all’interno di un medesimo quartiere, le difficoltà legate al trasporto e al raggiungimento a piedi di tali luoghi impongono un lavoro di rete particolarmente complesso. Se si pensa ad un quartiere con 4 scuole e ad una media di 20 classi per scuola, è facile comprendere come sia necessario trovare un numero elevato di spazi che possano accogliere contemporaneamente studenti e docenti che svolgono le attività didattiche all’esterno delle strutture delle rispettive scuole. Al contempo, se nelle grandi città metropolitane è possibile ricorrere a proposte culturali, artistiche, scientifiche e ludiche diversificate, i piccoli Comuni – soprattutto in aree con minore densità urbana (ad esempio, le zone montane) – non sempre possono contare su risorse necessarie per garantire una progettualità educativa e didattica ad ampio spettro; questa situazione rende necessario pensare a consorzi fra i vari Comuni e, come vedremo, all’istituzione di Reti di scuole.
 
Al fine di predisporre le condizioni per uno svolgimento sicuro e proficuo della progettazione didattica articolata su più gruppi e su più spazi – e garantire così l’applicazione dei protocolli di sicurezza in tema di distanziamento fisico di studenti, docenti e personale scolastico – si ritiene di massima urgenza che l’Ente Locale avvii una ricognizione delle risorse e degli spazi esterni agli edifici scolastici disponibili per accogliere attività scolastiche. Tale ricognizione, condotta insieme agli USR ed ai Dirigenti scolastici, deve portare anche ad una integrazione ed al ripensamento di alcuni ambienti o aree degli edifici scolastici perché possano essere adibiti a spazi didattici, seguendo l’esempio delle sperimentazioni più innovative documentate dalla ricerca internazionale.
 
Nella riorganizzazione degli spazi e nella loro messa in sicurezza, sarà necessario tenere conto anche che i CPIA utilizzano negli orari pomeridiani gli spazi e le infrastrutture di altre Istituzioni scolastiche del territorio (molti Istituti comprensivi, in alcuni casi anche Scuole secondarie di II grado). Per questo, occorre regolamentare l’accesso agli edifici con soluzioni di messa in sicurezza che armonizzino le esigenze di entrambe le scuole nel medesimo stabile (tempi, spazi, orari, flussi di studenti). Al fine di ridurre la presenza fisica nelle sedi, può essere anche utile organizzare in modalità a distanza alcune attività di accoglienza e per il riconoscimento dei crediti degli studenti adulti.

 

D. PATTO DI COMUNITÀ

L’avvio di tale ricognizione – in tutti i Comuni italiani e le Province, tanto in quelli situati nelle zone urbane ad alta densità abitativa, quanto in quelli situati in aree rurali a minor densità – occorre sia gestito mediante un’alleanza tra gli enti locali, gli USR, i responsabili degli istituti scolastici, le realtà culturali e scientifiche (biblioteche, ludoteche, musei, etc), le associazioni del terzo settore che si occupano di attività educative, le associazioni sportive, le fondazioni pubbliche e private che – per loro mission – promuovono attività educative e/o supportano progetti scolastici. Questo patto permette la condivisione fra tutti i soggetti coinvolti sia rispetto all’individuazione degli spazi, sia alla loro predisposizione per un utilizzo scolastico, sia infine alla progettazione dei percorsi educativi. Per realtà territoriali che risultino prive di spazi pubblici o privati da utilizzare, occorre prevedere misure di discriminazione positiva finanziando i Comuni, le Province o le scuole per l’acquisto di tensostrutture/prefabbricati da collocare negli spazi scolastici/pubblici disponibili, che possano poi essere utilizzate anche in futuro per attività sportive, socio-culturali o ricreative.
 
Per gestire con efficacia tale complessità e per non sovraccaricare gli istituti scolastici di un ulteriore aggravio lavorativo, è necessario promuovere sinergie e collaborazioni proficue che permettano agli enti locali e alle reti di scopo di coordinarsi fra loro non solo nella fase di ricognizione e individuazione degli spazi, ma anche relativamente alla loro messa in sicurezza, alla gestione delle modalità di trasporto e, infine, alla condivisione delle risorse presenti nei loro territori nell’ambito di una medesima progettualità educativa e didattica. La realizzazione di tale coordinamento può contare sul supporto del Ministero e delle Regioni agli EE.LL, alle scuole e alle realtà extra-scolastiche che si occupano sia delle mansioni organizzativo-sanitarie (per garantire le condizioni di sicurezza del personale scolastico ed extra-scolastico coinvolto), sia della conduzione di attività che si svolgeranno fuori dagli spazi scolastici.
 
L’individuazione delle realtà a cui fare riferimento sarà supportata dagli enti locali che potranno facilitare le condizioni organizzative per l’utilizzo degli spazi esterni alla scuola e anche per supportare in questo compito le scuole che saranno molto aggravate dalla riprogettazione e riprogrammazione della vita scolastica e delle attività didattiche.
 
L’ambito di lavoro, oltre all’individuazione degli spazi, riguarda il coordinamento e la condivisione della proposta educativa e didattica anche al fine di prevedere una modalità organizzativa in cui una parte dell’orario scolastico si svolga presso le strutture delle scuole e una parte all’interno delle realtà e degli spazi identificati dal Patto di Comunità.
 
Entro le Linee guida che il MIUR andrà ad emanare, nel pieno rispetto delle autonomie scolastiche, in collaborazione con i rappresentanti degli enti locali, ogni collegio docenti potrà individuare le agenzie culturali e le realtà educative e sociali del territorio che potranno costituire partners autorevoli con cui progettare le attività condotte in spazi esterni alle scuole (a titolo di esempio: Biblioteche rionali e comunali; Musei artistici, scientifici, storico-geografici, acquari, etc…; Ludoteche; Parchi, orti botanici e fattorie didattiche; Centri di aggregazione giovanile; Agenzie del terzo settore che lavorano sul disagio scolastico; Agenzie del terzo settore che lavorano nell’ambito dell’educazione ambientale, alimentare e dell’educazione alla salute; Agenzie del terzo settore che lavorano in ambito educativo, artistico e culturale; Agenzie del terzo settore che lavorano nell’ambito dell’educazione alla cittadinanza; Associazioni sportive;…). Sarà inoltre auspicabile avviare, se possibile a partire dalla chiusura delle scuole, TAVOLI DI LAVORO (a cui potranno partecipare rappresentanti delle reti di scuole e dell’USR, degli enti locali e delle realtà culturali e istituzionali presenti sul territorio), in modo da concordare un’azione educativa sinergica più aderente alla progettazione didattica delle singole Autonomie scolastiche e in considerazione delle risorse presenti nel territorio.

 

L’emanazione di Linee guida chiare da parte del MIUR consentiranno agli enti regionali e agli enti locali di sostenere ed affiancare i Dirigenti scolastici nell’individuazione e nell’attuazione delle strategie di riapertura delle scuole che ogni Istituto scolastico individuerà nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica. In questo modo, le scuole non verranno lasciate sole e riceveranno il sostegno necessario per l’attuazione delle azioni organizzative e didattiche da intraprendere per assicurare la qualità dell’offerta formativa in un’ottica inclusiva e di contrasto alla diseguaglianza sociale e alla dispersione scolastica.
 
Inoltre, è indispensabile che queste azioni siano sostenute da un organico “di emergenza” rafforzato, che permetta di evitare le paventate riduzioni di classi e consenta, anzi, di lavorare con numeri di alunni coerenti con le norme di sicurezza per il contenimento del contagio, con la garanzia del mantenimento del numero di dirigenze scolastiche, necessarie per affrontare la complessità del prossimo anno con un numero maggiore di DS e DSGA reggenti.

 

Relativamente all’accesso a finanziamenti europei (PON e POR) si può prevedere di valorizzare la dimensione del patto di comunità per la scuola che vi aderisce e che chiede di accedere a questi fondi per finanziare le attività condotte in collaborazione con agenzie esterne alla scuola. A riguardo sarebbe utile prevedere procedure snelle come quelle utilizzate recentemente dal Ministero per fornire risorse utili per l’acquisto di tablet e device (accrediti veloci e semplificazione delle procedure di cui sopra ma con un supporto consistente di personale amministrativo assegnato alle reti di scopo che collabori con il personale amministrativo della scuola e dell’ente locale). A questo proposito è possibile prevedere un servizio di helping desk amministrativo contabile regionale o comunali. In mancanza di questi fondi sarà indispensabile prevedere finanziamenti ad hoc.
 
L’utilizzo di studenti tirocinanti dei corsi di laurea in Scienze della Formazione primaria e degli altri corsi universitari che li prevedono potrà costituire un valido supporto (sia nell’uso delle tecnologie digitali, sia nella conduzione delle attività didattiche) per i docenti di classe, ma non potranno essere considerati in sostituzione degli stessi (anche tenuto conto delle norme che regolamentano il tirocinio di tale corso di studio).

 

E. PROGETTAZIONE EDUCATIVA E DIDATTICA DELLE ATTIVITÀ: VERSO UNA SCUOLA INCLUSIVA E DEMOCRATICA

Come già anticipato, l’emergenza covid ha messo in evidenza alcune urgenze educative che la scuola si trova ad affrontare per proporsi come contesto democratico con un chiaro progetto di contrasto alla diseguaglianza sociale e alla dispersione scolastica. In questo senso, la ripartenza a settembre potrà diventare una grande occasione di ripensamento dell’organizzazione scolastica e della progettazione educativa. Nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica, i singoli Istituti troveranno collegialmente le soluzioni più aderenti al contesto in cui operano e in relazione alle risorse del territorio. Di seguito, si delineano alcuni punti di attenzione che potrebbero aiutare le scuole a dare un indirizzo innovativo e inclusivo irrinunciabile per il nostro sistema educativo.

 

Gruppo classe e gruppi di apprendimento

Cercando di mantenere il più possibile la coesione del gruppo classe, laddove i singoli Istituti riterranno opportuno prevedere una suddivisione in gruppi di apprendimento – in linea con la più recente ricerca di settore e con quanto dimostrato dalle esperienze scolastiche più avanzate –, sarebbe opportuno che la composizione dei gruppi di apprendimento rispondesse ad un principio di eterogeneità sia rispetto all’appartenenza socio-culturale e di genere, sia soprattutto rispetto ai livelli di competenze, in modo che lo scambio e la collaborazione fra allievi con livelli di competenze diversificati permetta, da un lato, il recupero delle abilità e delle competenze disperse durante la sospensione scolastica e, dall’altro lato, il pieno sviluppo delle potenzialità di ciascuno allievo.

 

Inclusione didattica e ruolo degli insegnanti di sostegno

Si sottolinea che tanto nelle attività scolastiche quanto in quelle extra-scolastiche occorre rivolgere una specifica attenzione educativa e didattica agli alunni con bisogni educativi speciali e a quelli che presentano un elevato rischio di dispersione. In questo senso è di cruciale importanza che gli insegnanti di sostegno e gli educatori assegnati alle classi per la presenza di alunni con disabilità possano costituire figure strategiche per la progettazione didattica di tutta la classe, evitando il più possibile la segregazione degli alunni con disabilità e il rispetto della progettazione accurata operata nell’ambito del loro PEI.

 

Quale didattica per la scuola della costituzione

Tenendo conto delle caratteristiche psicologiche dei bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, e valutando le difficoltà incontrate nella DAD in questi ordini di scuola, si ribadisce con forza che, per questa fascia di età è opportuno prevedere un’offerta formativa interamente in presenza. Peraltro, secondo le ricerche più recenti, il successo scolastico è ancora prevalentemente correlato alla presenza di uno o due genitori laureati, soprattutto a partire della scuola secondaria di I e II grado: i dati sugli abbandoni scolastici mostrano come anche i preadolescenti e gli adolescenti richiedano la presenza costante di figure educative di riferimento che accompagnino il loro sviluppo e, in particolare, il loro percorso di apprendimento. Per questa ragione, si raccomanda la strutturazione di un orario scolastico e una progettazione delle attività didattiche che, anche nella scuola secondaria di I e II grado, garantiscano il rispetto del pieno mandato democratico della scuola.
Al di là dei casi in cui si verifichi la necessità di ricorrere ancora alla DAD (ad esempio a causa delle condizioni di salute di alcuni allievi o di alcuni docenti), si auspica che l’erogazione in remoto non debba superare comunque il 25%.

 

Per quanto riguarda i CPIA e le scuole serali, invece, utilizzare la DAD in modo più diffuso e strutturale potrebbe andare incontro alle esigenze di studenti adulti lavoratori. Si vuole qui ricordare che I CPIA svolgono compiutamente la loro funzione prevista nell’ordinamento non solo favorendo l’acquisizione da parte degli adulti di traguardi d’istruzione formali, ma anche svolgendo il ruolo di soggetto pubblico di riferimento della Rete Territoriale per l’apprendimento permanente in vista dell’occupabilità e delle competenze di cittadinanza degli adulti italiani e stranieri. Anche in considerazione della crisi occupazionale dovuta all’emergenza covid, è dunque importante prevedere la possibilità di inserire in anagrafe anche gli iscritti ai percorsi di ampliamento dell’offerta formativa finalizzati al miglioramento delle competenze di cittadinanza.
 
Si tratta di un numero molto consistente di adulti che frequentano corsi di lingua, di informatica, di educazione finanziaria, di corsi finalizzati a riconoscere ai detentori del reddito di cittadinanza le competenze informali e non formali acquisite e a consolidare le competenze di base per inserirsi in percorsi di riavviamento al lavoro e che non trovano visibilità all’interno dell’anagrafe nazionale. Anche per la Scuola in carcere il Ministero della Giustizia attraverso i PRAP regionali potrebbe creare le condizioni per effettuare la DAD e consentire il collegamento dei detenuti da remoto per assistere e partecipare alle lezioni dei CPIA attraverso un’alternanza di lezioni in presenza e a distanza.

 

Più in generale, la DaD ha dimostrato come sia necessario un grande sforzo da parte dei docenti per raggiungere gli studenti e per costruire relazioni forti che li motivano allo studio e incoraggino il loro coinvolgimento partecipe nelle attività didattiche proposte e per non perdere per strada gli allievi più fragili.
Sarà importante dunque prevedere una progettazione del curricolo dell’intero anno dai tempi distesi tenendo conto di risorse, potenzialità, bisogni e fragilità di tutta la classe nel suo complesso, operando scelte coraggiose di contenuto, per individuare le priorità in termini di apprendimenti curriculari relativi alle singole discipline e rispetto alle competenze di base da sviluppare.
 
Si ragionerà in termini di flessibilità e di autonomia scolastica (in base alla normativa nazionale), per adattare le diverse soluzioni alle nuove esigenze, diversificate sul territorio nazionale e locale; in questo modo, si cercherà di garantire a ciascun alunno e agli allievi dei singoli Istituti, il sostegno necessario nel percorso di apprendimento che si costruirà con loro.
 
Anche per integrare con maggior coerenza le attività che verranno svolte in classe (dall’intero gruppo o dai gruppi di apprendimento), con quelle condotte fuori dalla scuola, si auspica che il rientro a scuola veda l’incentivazione di un approccio didattico il più possibile esperienziale, che si fonda sul diretto coinvolgimento e sulla promozione dell’autonomia dell’allievo (che nei mesi di sospensione è stata spesso fortemente richiesta e incentivata). Molte saranno le metodologie che il docente potrà adottare (a seconda degli stili di insegnamento, delle discipline insegnate e dei contesti in cui opera) per fare in modo che sia garantita l’interazione e l’integrazione fra i diversi momenti didattici dentro e fuori la scuola, fra i momenti di spiegazione e quelli in cui gli allievi si confrontano con le diverse realtà che incontreranno sul territorio.

 

F. FORMAZIONE E VALORIZZAZIONE DELLE PROFESSIONALITÀ INSEGNANTE

È urgente pensare una formazione in collaborazione con USR, università, associazioni professionali e terzo settore, che possa:

Orientare i docenti nel sostegno e nell’accompagnamento dei ragazzi nell’elaborazione dell’emergenza in cui sono stati coinvolti e aiuti i docenti a riflettere sulla attività di didattica a distanza svolta nei mesi dell’emergenza, fornendo loro nuove strategie per l’erogazione della didattica in presenza e/o in forma mista.

Sostenere il lavoro dei docenti per connotare in senso inclusivo la ripresa delle attività didattiche in presenza (o in forma mista), tenendo conto dei soggetti in condizioni di disagio sociale e dei soggetti con disabilità e bisogni specifici.
Contribuire a formare i docenti ad una modalità di conduzione delle attività curricolari – dentro e fuori la scuola – secondo un approccio didattico coerente con la ricerca più avanzata, in collaborazione con i soggetti appartenenti ad altre agenzie culturali, che non potrà replicare schemi abitudinari.

Erogare una formazione rivolta agli operatori del terzo settore e delle agenzie culturali in modo che, laddove necessario, possano integrare le competenze precedentemente acquisite in progetti specifici con competenze relative all’organizzazione e alla normativa scolastica, soprattutto relativamente alle Indicazione Nazionali e alla progettazione curricolare.
Offrire una formazione a docenti e operatori del terzo settore sulla progettazione partecipata al fine di facilitare il confronto fra professionalità differenti e promuovere una co-progettazione proficua delle attività dei diversi gruppi di apprendimento.

 

I progetti di formazione dovranno partire già dalla fine dell’anno scolastico e dovranno svolgersi – pur se in remoto – con modalità partecipative e partendo dall’analisi delle pratiche svolte direttamente dai docenti, contribuendo a ripensare la progettazione delle attività per il rientro a scuola già da ora. Questo impegno richiederà, naturalmente, un confronto con le associazioni sindacali, per riconoscere e valorizzare l’impegno profuso dai docenti in questo periodo, anche in termini contrattuali.