“Stupiscono le parole in libertà del Sottosegretario all’Istruzione Sasso. Il PD è stato il primo tra i partiti della maggioranza che, a conclusione dell’ultimo Consiglio dei Ministri in cui è stato approvato il decreto di riforma del reclutamento docenti, ha espressamente richiesto di migliorare il decreto durante il passaggio parlamentare e di assicurare risorse aggiuntive per la sua attuazione. Se nel 2019 il ministro leghista Bussetti non avesse cancellato il percorso di formazione iniziale – tirocinio e progressivo inserimento nella scuola – voluto dal PD nel 2017, ora non saremmo costretti all’ennesima riforma, ma ne raccoglieremmo i frutti in un contesto di precarietà ben più contenuto rispetto a oggi. Questo è il dato da cui dovrebbe partire il dibattito attuale, unito ad un altro elemento essenziale riguardante il precariato: il Partito Democratico è il gruppo parlamentare che ha promosso e ottenuto una nuova procedura straordinaria per i precari con 36 mesi di servizio che, a superamento di una prova – costituita da una lezione simulata – completeranno la loro formazione universitaria e poi potranno entrare di ruolo”.

Così in una nota Manuela Ghizzoni, responsabile PD Istruzione, Università e Ricerca e Irene Manzi, Responsabile scuola.

“La nostra proposta originaria –proseguono Ghizzoni e Manzi- prevedeva anche che alla procedura straordinaria potessero partecipare tutti i precari del sistema di istruzione e formazione, con la previsione che gli oneri della formazione fossero a carico dello Stato: su questo purtroppo non abbiamo trovato la solidarietà degli altri gruppi.
Stesso disinteresse aveva trovato il Pd, sempre nel DL 73 dello scorso anno, sugli emendamenti diretti a trasformare il test a crocette in una prova per verificare le competenze professionali.
Visto il ruolo istituzionale che ricopre –concludono- ci auguriamo dunque che il sottosegretario Sasso limiti i proclami e si adoperi concretamente per dare risposte alle “posizioni storiche” che necessitano di azioni serie”.