Domani un gruppo di parlamentari dem porterà in Parlamento il caso Trivulzio e delle Rsa lombarde con una interpellanza al governo. «La Lombardia è un esempio negativo e non per caso, chi la guida non può far finta di nulla», dice la deputata milanese Lia Quartapelle.
Partiamo dal caso di cronaca più eclatante, cioè la Baggina. Che effetto le ha fatto sapere della Finanza entrata nella struttura?
«Ovviamente colpisce molto perché il Trivulzio è un simbolo della città e per diversi aspetti. Dopodiché ricordiamo che è uno dei tanti casi di residenze per anziani nella regione con decine di morti registrati durante questa emergenza. Questo perché si sono prese decisioni sbagliate».
Secondo lei il direttore generale della struttura, Giuseppe Calicchio, dovrebbe dimettersi?
«Io mi auguro faccia una scelta in coscienza».
Cioè?
«Lui dice di non avere nulla da rimproverarsi, ma fossi in lui mi dimetterei e poi esporrei le mie ragioni».
Su questa vicenda, come anche nelle altre relative agli ospizi, si assiste a un rimpallo di responsabilità. La struttura dice: abbiamo seguito le direttive della Regione. La Regione istituisce una commissione d’inchiesta, quindi allontanando le proprie responsabilità. Cosa ne pensa?
«È il solito vizio molto italiano. Però chi ha il compito di sorvegliare e sanzionare se stanno accendendo o ci sono stati comportamenti sbagliati è la Regione. La quale evidentemente è troppo contigua con gli interessi dei privati, con la politica troppo debole nell’esercitare il proprio controllo».
Dice così perché la Lombardia è amministrata dalla Lega?
«No guardi, faccio un esempio. Il Veneto del leghista Luca Zaia il 24 febbraio dispone le limitazioni di accesso alle case di riposo. Il 1° marzo Stefano Bonaccini in Emilia Romagna li blocca del tutto. L’8 marzo Attilio Fontana cosa fa? Gli manda i malati dagli ospedali. Con Giulio Gallera che oggi considera quella del Trivulzio e delle altre case di riposo una montatura giornalistica. Va in televisione tre volte al giorno cercando per caso di coprire il problema e le proprie responsabilità? Il 10 per cento dei morti di coronavirus nel mondo sono avvenuti in Lombardia. Fontana e Gallera vogliono continuare a far finta che sia andato tutto bene? Ovvio che siamo stati tutti travolti dagli eventi, ma non riconoscere alcun errore non aiuta a risolvere i problemi dell’oggi».
A parte mandare i malati Covid nelle Rsa, quali altri sbagli sono stati fatti secondo lei?
«Penso che la famosa eccellenza lombarda in campo sanitario abbia mostrato tutti i propri limiti. È un modello centrato sui grandi ospedali che fanno interventi specialistici, ma questo a discapito della prossimità e della relazione coi medici di base. Ciò significa che di fronte a un’emergenza non hai strumenti sul territorio. Mentre gli ospedali erano ingolfati i medici di base non erano protetti né avevano un dialogo con la Regione, infatti si sono sentiti più tutelati dai Comuni».
Lei crede che la sanità regionale debba essere commissariata?
«Fontana ha certamente bisogno di una mano. Occultando la realtà e passando il tempo a lodarsi si dimostra solo di essere ancora nel pallone. Con l’aiuto del governo i posti in terapia intensiva in Lombardia sono passati da 800 a 1.800. Invece Fontana ha utilizzato 49 milioni per un ospedale in Fiera che ha 10 posti letto. Se questa è l’efficienza lombarda, me ne vergogno. Soldi buttati così mentre ancora mancano i tamponi, mentre per settimane gli operatori sanitari non avevano i dispositivi di sicurezza. Non si può far ripartire questa regione, che vale il 20 per cento del Pil nazionale, senza prima rendersi conto cosa è accaduto davvero».
