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Unioni civili, Campana: il Parlamento Ue indica una strada già in atto

È ora per l’Italia di approvare la legge sulle unioni civili

 

“La strada indicata dal Parlamento Ue, sulla legge delle unioni civili, è quella che l’Italia sta già percorrendo. La Ue ci invita a “prendere in considerazione” l’accesso a istituti giuridici quali “coabitazione, unione registrata o matrimonio” e in Senato in queste ore si sta discutendo di unioni civili. Insomma, come hanno più volte ribadito gli esponenti del governo è ora per l’Italia di riconoscere i diritti delle coppie omosessuali”.

 

“L’indicazione europea ci convince che il lavoro che stiamo svolgendo è giusto e necessario e dovrebbe convincere anche chi sta opponendo resistenza alla conclusione dei lavori e preferirebbe insabbiare tutto. Dopo l’invito del Parlamento europeo rivolto all’Italia, il PD ha un motivo in più per procedere con determinazione nell’intento di portare a casa la legge nel minor tempo possibile”.

 

Lo ha dichiarato in una nota la responsabile Diritti del PD, Micaela Campana.

 

Estratto della risoluzione “Situazione dei diritti fondamentali nell’UE (2013-2014)” approvata dal Parlamento europeo martedì 8 settembre 2015.

 

Diritti delle persone LGBTI
85. condanna in modo fermo le discriminazioni e violenze sul territorio dell’UE a danno di persone lesbiche, gay, transessuali, bisessuali e intersessuali (LGBTI), fomentate da leggi e politiche che restringono i diritti fondamentali di queste persone; invita la Commissione e gli Stati membri ad adottare leggi e politiche per contrastare l’omofobia e la transfobia; invita, a tal proposito, la Commissione a delineare un piano d’azione o una strategia per l’uguaglianza sulla base dell’orientamento di genere e dell’identità di genere, come ripetutamente chiesto dal Parlamento e come promesso dal commissario Jourová durante le audizioni della Commissione; ricorda la sua risoluzione del 4 febbraio 2014 sulla tabella di marcia dell’UE contro l’omofobia e la discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere; sottolinea tuttavia che una siffatta politica globale deve rispettare le competenze dell’Unione europea, delle sue agenzie e degli Stati membri;
86. ritiene che i diritti fondamentali delle persone LGBTI sarebbero maggiormente tutelati se esse avessero accesso a istituti giuridici quali coabitazione, unione registrata o matrimonio; plaude al fatto che diciotto Stati membri offrano attualmente queste opportunità e invita gli altri Stati membri a prendere in considerazione tali istituti; rinnova pertanto il suo invito alla Commissione a presentare una proposta riguardante una disciplina avanzata per il pieno riconoscimento reciproco degli effetti di tutti gli atti di stato civile nell’Unione europea, compresi il riconoscimento giuridico del genere, i matrimoni e le unioni registrate, al fine di ridurre gli ostacoli discriminatori di natura giuridica e amministrativa per i cittadini che esercitano il loro diritto di libera circolazione;
87. sollecita gli Stati membri a dare prova di vigilanza e di fermezza e a sanzionare gli insulti e le stigmatizzazioni perpetrate nei confronti delle persone LGBTI da parte di titolari di cariche pubbliche nella sfera pubblica;
88. sollecita gli Stati membri dell’UE a sostenere i sindacati e le organizzazioni di datori di lavoro nel loro tentativo di adottare politiche di diversità e non discriminazione con particolare riferimento alle persone LGBTI.
89. ritiene che le autorità degli Stati membri debbano agevolare le procedure che consentono alle persone che hanno cambiato sesso di far riconoscere il nuovo genere nei documenti ufficiali; ribadisce la propria condanna di qualunque procedura giuridica che imponga la sterilizzazione delle persone transgender;
90. deplora che le persone transgender siano ancora considerate inferme di mente nella maggior parte degli Stati membri e li invita a rivedere i cataloghi nazionali di sanità mentale, assicurando al contempo che i necessari trattamenti medici siano sempre disponibili per tutte le persone transgender;
91. plaude all’iniziativa intrapresa dalla Commissione per promuovere la depatologizzazione dell’identità transgender nella revisione della classificazione internazionale delle malattie dell’Organizzazione mondiale della sanità; invita la Commissione a intensificare gli sforzi volti a impedire che la varianza di genere nell’infanzia diventi una nuova diagnosi ICD;
92. deplora fermamente il fatto che gli interventi chirurgici di “normalizzazione” genitale negli infanti intersessuali siano diffusi, sebbene non necessari dal punto di vista medico; accoglie in tal senso con favore la legge maltese sull’identità di genere, l’espressione di genere e le caratteristiche sessuali dell’aprile 2015, che proibisce gli interventi chirurgici su bambini intersessuali e rafforza il principio di autodeterminazione degli intersessuali e invita gli altri Stati a seguire l’esempio di Malta;

 

Scarica il testo integrale (provvisorio) della risolusione “Situazione dei diritti fondamentali nell’UE (2013-2014)” in file .pdf (330Kb)

 

Leggi la risoluzione “Situazione dei diritti fondamentali nell’UE (2013-2014)” dal sito Parlamento europeo martedì 8 settembre 2015.

 

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