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Zampa: «Dobbiamo correre più veloci del virus, evitare l’aumento dei contagi al Sud»

Appena uscita dall’ennesima riunione di giornata Sandra Zampa, sottosegretario dem alla Salute, getta uno sguardo ai nuovi dati della Protezione civile e commenta con un’immagine presa dall’idrologia: «Questo virus è come un fiume che si va riempiendo via via di acqua, dobbiamo evitare che si rompano gli argini. Dobbiamo correre più veloci del virus».

 

Tutti si chiedono: quanto durerà?

Ognuno di noi può contagiare da 2 a 4 persone. Il pericolo sta appunto nella sua elevata contagiosità e nel fatto che dura molto il periodo d’incubazione, per cui specie se ho frequentato ambienti “a rischio” io posso trasmetterlo anche senza sapere di averlo. Per questo dobbiamo accettare l’isolamento sociale, che è un valore aggiunto in questa fase. Da quel che sento dagli esperti, diciamo che si spera entro la prossima settimana in un rallentamento della crescita lì dove il fiume è più impetuoso. Non sarebbe la fine, ma il segnale che lo si comincia a domare.

 

Il fatto del giorno è la richiesta della Lombardia di chiudere davvero tutto. Si può fare?

Il Comitato tecnico-scientifico sta valutando questa richiesta, nelle prossime ore si esprimerà. Sono comunque certa che il governo fornirà risposte all’altezza dei bisogni di tutte le Regioni, che devono fare affidamento su una leale collaborazione dal governo. Peraltro del Comitato fa parte Alberto Zoli, che proprio in Lombardia sta dando prova di grande efficienza nel raggiungere l’obiettivo fissato del 50% di posti-letto in più nella terapia intensiva.

 

Gli ospedali del Nord Italia rischiano davvero il collasso?

Sono enormemente sotto pressione. Sono già cominciati i trasferimenti di malati verso altre regioni. Ma quello che dobbiamo scongiurare a tutti i costi è che il contagio arrivi con la stessa forza al Sud, dove le strutture sanitarie non sono adeguate in alcune aree.

 

In meno di 48 ore si è passati dall’Italia divisa in due di domenica alla zona protetta unica di lunedì sera. Non era il caso di deciderlo già domenica?

Purtroppo stiamo imparando anche noi, quasi minuto per minuto. Così come è necessario che il governo consideri la comunicazione istituzionale un elemento stesso di governo, non secondario. Certo hanno contribuito a questa decisione le scene della fuga da Milano e gli assembramenti di domenica.

 

Scarso senso civico?

Non va accusato nessuno. Ma dobbiamo capire che il contagio è una formula matematica, è implacabile. I dati della Germania si stanno avvicinando infatti ai nostri, come crescita. Per questo tutti, anche i giovani, dobbiamo assumerci una responsabilità individuale che è anche collettiva.

 

C’è stato anche l’incontro con le opposizioni. Come procede il confronto?

Mi aspetto che si metta l’interesse generale al primo posto, ora. Non esistono epidemie o cure di destra o di sinistra, ed è questo che i cittadini ci chiedono. Ci sarà tempo per ripartire con le accuse. Sarebbe bello se da questa crisi uscisse un’Italia migliore, anche imparando dagli errori commessi.

 

A proposito: il Pd è passato in pochi giorni dal motto “normalità” con l’aperitivo di Zingaretti ai Navigli alla campagna “iorestoacasa”. Peccato di leggerezza?

Si è pensato che quello che accadeva in Cina non ci avrebbe colpiti con la stessa forza. Ma mi pare, senza voler far polemiche, che anche Salvini abbia fatto un percorso simile. Perché si è pensato così un po’ in tutta Europa.

Quell’Europa che non si vede?

È vero. Pur non avendo competenza sulla sanità la Ue doveva, per la sicurezza dei cittadini, decidere da subito insieme le misure cautelative: non avremmo fermato il contagio, che forse era già in circolo in Europa, ma avremmo rallentato enormemente la sua diffusione.

Cosa l’ha colpita di più in questi giorni?

La grande generosità di tanti, nel dare fondi come nel prestare il proprio volto per vedere l’Italia uscire dalla crisi. E il lavoro incredibile di tutti, dall’ultimo infermiere al comitato tecnico-scientifico.

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